La lunga evoluzione di Fonseca. Con la qualificazione ai sedicesimi di Europa League in tasca la Roma continua a godersi il proprio splendido momento di forma, consapevole che la partita di domani con il Napoli, rappresenti uno spartiacque della stagione e, a braccetto con il successivo scontro diretto con il Sassuolo, possa far spiccare veramente il volo. Lo sa bene mister Fonseca, chiamato a confermare contro la formazione di Gattuso quanto di buono ha fatto già vedere negli ultimi mesi, in cui è riuscito a trovare una nuova e definitiva quadra tattica con il 3-4-2-1.
Nei risultati della squadra giallorossa c’è tanto della mano del suo allenatore, riuscito a dare un’identità precisa al gruppo e, nonostante numerose variazioni tattiche, in grado di mantenere quell’ambizione offensiva che lo ha portato ad essere il secondo tecnico della storia giallorossa come numero di gol segnati nelle prime sessanta (più una in cui era squalificato) partite alla guida della Roma, piazzandosi alle spalle di Burgess, che esordì sulla panchina capitolina nel novembre del lontano 1929.
Il portoghese, che gode della piena fiducia di Dan e di Ryan Friedkin con il quale c’è un rapporto diretto nella quotidianità di Trigoria, ha smentito chiunque lo definiva un integralista ed è stato lui stesso a riconoscere l’importante maturazione vissuta dopo un anno e mezzo in Italia: “Non sono l’allenatore che ero l’anno scorso, mi sono evoluto soprattutto a livello tattico, questi anni in Italia sono stati un’esperienza di grande apprendimento. Sono sempre stato – ha detto a Quarantena da bola – ossessionato dal possesso palla, qui ho imparato ad apprezzare altri momenti come la transizione offensiva. Dobbiamo renderci conto che se siamo chiusi nelle nostre convinzioni diventa difficile adattarci a contesti complessi come quello italiano. Essere offensivi è la cosa fondamentale che ci interessa, è entusiasmante avere una squadra offensiva, una squadra che sa segnare. Non posso dire che a Roma ho idealizzato un modello di gioco. Quello che avevo in testa quando sono arrivato è molto distante da quello che siamo oggi. Abbiamo imparato dall’esperienza, dalle altre squadre…”.
Un altro passo di crescita per Fonseca potrà essere l’imminente arrivo di Tiago Pinto a Roma, quella figura che a lungo ha chiesto per avere un supporto nella gestione del gruppo: “Per me la figura del direttore sportivo è fondamentale. Non ho avuto ancora il privilegio di parlare con Tiago Pinto ma sono ovviamente contento del suo arrivo. Ho soprattutto capito che è un grande professionista, in tanti me lo hanno confermato, tante persone che hanno lavorato con lui ne danno un giudizio positivo. Sono felice che sarà alla Roma e penso che il presidente e i nuovi proprietari abbiano preso una decisione giusta nel momento in cui è stato scelto”. I due si incontreranno ufficialmente tra poco più di un mese, ma prima ci sono altre otto partite da giocare. E possibilmente da vincere.
FONTE: Il Tempo – F. Biafora