La sua macchina del tempo, stavolta, ha inaspettatamente inserito la retromarcia. Mentre la Roma vola verso il futuro, alle calcagna della Juventus capolista, Edin Dzeko è sembrato ritornare allo scorso campionato: volenteroso, ma a Udine così sciupone in zona gol da calciare anche un rigore rugbistico. Luciano Spalletti, naturalmente, il bosniaco lo conosce bene e non si fa trascinare solo dai numeri, che vedono Dzeko senza reti in trasferta dal 26 ottobre (col Sassuolo) e da un po’ superato da Icardi in classifica cannonieri, nonostante i 13 centri in campionato rappresentino il miglior girone d’andata della carriera. «So che tipo è: ogni tanto è un giocatore molle e io glielo dico – spiega l’allenatore della Roma –. Se gli capitano 4 palle gol, deve buttarne dentro 5; se ne butta dentro solo 2, significa che pecca di cattiveria». Il suo discorso, in fondo, tracima su tutti, ma il punto di riferimento è chiaro: «Quando la squadra ha fatto 2 gol su 4 occasioni, tutti le fanno i complimenti. Io invece dico: “No, ne dovevi fare 5 su 4 occasioni; se te ne capitano 3 e fai una rete e vinci, è chiaro che non vai oltre quello che è il carattere su cui devi sempre essere stimolato». Figuratevi perciò se le reti in questo caso non sono neppure arrivate, ma è ovvio che con una Roma che viaggia a questi ritmi non si facciano drammi.
RIGORISTA – E così, se Nainggolan coccola Dzeko («Abbiamo bisogno dei suoi gol»), Spalletti conferma che lo rivedremo sul dischetto: «Il rigorista lo scelgono i giocatori e noi ne abbiamo tanti. Edin il penalty lo aveva tirato benissimo a Sassuolo dove De Rossi gliel’ha concesso. Non sai lo stato d’animo in quel momento, se c’è un calciatore che vuole prenderlo, che fai? Dalla panchina ti alzi e dici di non batterlo? Non lo abbiamo fatto neanche quando si è sbagliato più di un rigore. Dzeko li sa tirare, siamo tranquilli, se vorrà ribattere il prossimo, lo farà». Curiosità: ieri El Shaarawy aveva chiesto al bosniaco di tirarlo, ma il «titolare» di giornata è stato irremovibile e la Roma alla fine ha sofferto un po’.
MERCATO – Ovvio però che questo ha riportato il discorso sul tema mercato, e così Spalletti chiarisce: «Per ora non mi manca niente, ma il discorso è un altro. Adesso dovremo giocare 10 partite sicure in 43 giorni e se non hai un numero di giocatori per sopperire a tale quantità di partite può essere un problema. Feghouli? Il prestito non si fa più perché se poi gioca bene alla Roma, quelli che figura fanno? Ma se non riusciamo a prendere nessuno che sia di livello, non conta portare il ragazzino. Musonda? Mi sembra difficile, e poi è uno di quelli che devono fare esperienza. Con Emerson ce l’ho fatta e ora ci sono già un paio di colleghi che mi hanno chiesto informazioni dicendomi: “È proprio così forte?”. E io ho risposto: “Anche di più”. Ma qui si deve solo vincere, altrimenti mi fate un culo così». Titoli di coda del d.g. Baldissoni: «Manolas? Non vogliamo liberarci di lui, ma conterà anche la sua volontà. I rinnovi sono più facili con Totti e De Rossi. Comunque tranquilli, se vendessimo, non metteremmo i soldi sotto il materasso». Spalletti ringrazia.