Ma quanto so coatti sti Friedkin? C’eravamo lasciati con il popolo romanista che, sotto al pullman dei vincitori di Tirana, cantava “presidente portace Dybala, portace, portace portace Dybala“. E la presidenza ce l’ha portato. Certe volte basta chiedere.
Questo, certo, sempre a patto che ci sia chi ascolta. O se chi ti ascolta è un po’ come te. Perché dopo aver avuto un paio di meravigliose presidenze patriarcali, molto paterna quella del grande Dino Viola, più patrimoniale ma sempre affettuosa, quella del dottor Franco Sensi, finalmente oggi al vertice dalla società As Roma ci sono dei presidenti coatti come noi. Coatti alla romana maniera, spavaldi, o spavardi come se dice qui. E in più ambiziosi e ricchi.
Parlano poco o niente. E a modo loro menano. Subito, de partenza, come stile de vita. E se sa che chi mena pe primo mena du vorte. Mentre i diplomatici del pallone trattano, scrivono, ritoccano cifre, loro a un certo punto sbroccano, montano sul jet privato, fanno er pieno al primo benzinaro pure se è caro, vanno dal candidato prescelto, lo caricano sull’aereo e se lo portano via.
Se lo comprano, o forse lo sequestrano, nessuno lo sa bene. Ste cose se sapranno più avanti, ma a noi che ce mporta. È l’approccio che conta, asciutto, risolutivo, definitivo: prima faccio una cosa, poi ti spiego perché l’ho fatta. Mai il contrario. Perché se ti spieghi in anticipo lo fai con l’intenzione di aver ragione delle tue azioni anteriormente ai gesti che ti condurranno ad affermarle.
In più l’acquisto del fuoriclasse argentino Dybala è davvero un evento di grandezza storica per i nostri colori, si tratta infatti di un giocatore di profilo stellare, tant’è che non devo nemmeno spiegare chi sia a mia zia, e se un giocatore lo conosce pure mia zia vuol dire che è veramente forte e famoso nel mondo, e non solo per noi che viviamo di pallone e di Roma e non siamo attendibili mai.
FONTE: La Repubblica – S. Bonvissuto
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