Ilary Blasi non poteva immaginarlo, ma il calendario ha giocato a suo favore. Che il compleanno di Francesco Totti, infatti, cada dopo la partita contro il Torino e non prima, le ha evitato un’ulteriore ondata di critiche, mascherate persino da raffinata psicologia del calcio. Provate a pensarci. Ilary attacca Spalletti sul giornale di domenica e la Roma fa la triste prestazione che sappiamo. Domanda: che cosa avrebbero detto i detrattori della showgirl? Che le sue parole avevano destabilizzato la squadra e giù a sgranare un rosario di teorie complottistiche di cui non ci stupiamo. Un esempio? Le tante critiche ricevute ieri dalla Blasi sui social ci hanno messo a contatto anche con una dietrologia suggestiva: l’intervista era stata fatta mesi fa – cioè nel pieno dello scontro fra Totti e Spalletti – ma è stata impaginata adesso perché la Roma è in difficoltà. Che dire? Applausi. Affermare questo in questo mondo perennemente connesso, significa non conoscere nemmeno le basi non del giornalismo, ma della comunicazione.
D’altronde, se c’è chi crede che l’attacco alle Torri Gemelle sia stato frutto di un complotto pluto-giudaico, le teorie su Ilary fanno soltanto sorridere. Ciò che invece preoccupa è altro. Ad esempio, la neppure velata misoginia di certi attacchi, che finiscono con l’ignorare quello che è il vero dato di fondo: Ilary non è più solo la signora Totti – se mai lo è stata – ma una donna in carriera di 35 anni che, dopo aver condotto in partnership programmi cult per pubblici totalmente diversi (da «Sanremo» a «Le Iene»), ora ha in mano il timone di una corazzata come «Il Grande Fratello Vip». Ilary non ha mai fatto mistero del suo quasi disinteresse per il calcio e le sue liturgie. Il «quasi» è dovuto ad una sola ragione: l’aver sposato il calciatore italiano più in vetrina degli ultimi vent’anni.
A differenza della stragrande maggioranza delle altre mogli, però, lei non si è conquistata la ribalta per tweet e foto bollenti oppure, all’opposto, per una totale ritrosia ai riflettori, ma nel modo più semplice possibile: facendo il proprio lavoro di showgirl. Il tutto, con una sintonia col marito così naturale da aver travalicato
il calcio. Ricordate gli spot pubblicitari o il doppiaggio di programmi cult come «I Simpson»? Tutto fatto in tandem, da coppia affiatata oltre che sentimentalmente solida. Non era un caso che si fosse detto per loro: «Potrebbero essere i nuovi Vianello e Mondaini». Con queste premesse, come sorprendersi se Ilary abbia sofferto i burrascosi rapporti emotivi fra suo marito e l’allenatore? Per questo la tempistica può avere importanza per il tifoso («Ora fra Totti e Spalletti è tornato il sereno»), ma non per una moglie che parla di «rapporto umano». Da questo punto di vista dieci anni o un giorno non cambia nulla: la delusione resta.
Le questioni tecniche non le interessano. Per questo il capitano della Roma, giustamente, può cambiare il barometro del rapporto professionale con chi fa le scelte, una moglie invece è libera di avere giudizi che attraversano il tempo proprio perché impastati di sentimento. Certo, resta l’opportunità o meno di mettere in imbarazzo (reale) il marito col proprio «superiore», ma proprio questo rivela la dimensione autonoma che ormai Ilary ha raggiunto. Possibile che Totti abbia vissuto ieri momenti di difficoltà ma – al netto della bellezza – avere accanto una «Iena» come Ilary, in fondo, siamo convinti che lo apprezzi. Difficile dargli torto.