Si “sente” la differenza con l’Europa League, ripensando alla Roma… “La Var si avverte soprattutto quando non c’è. Dai sedicesimi sarà anche in Europa League. E tutta la Champions, Euro 2020, Euro e finale di Champions donne. Un lavoro enorme”.
Eppure siamo al paradosso della “moviola della Var”… “Perché il dibattito sull’episodio arbitrale è uno degli elementi che rendono il calcio così interessante. La Var è indispensabile, garante di giustizia, però non deve alterare spirito e fluidità del gioco. Vogliamo interventi Var solo quando le immagini evidenziano un chiaro errore, non per ri-arbitrare le partite. Altrimenti meglio la decisione del campo”.
Il fuorigioco non esiste più ma il presidente Uefa, Ceferin, s’è lamentato di quelli “per un naso”… “Sulle situazioni chiare ed evidenti la tecnologia è ormai risolutoria, vedi il quarto tra Tottenham e City con il corretto intervento del Var Irrati al 94’ e annullamento della rete del City. Ma il presidente ha ragione, ha fatto un riferimento corretto alla regola 11. Qualsiasi parte del corpo, braccia escluse, più vicina alla linea di porta sia del pallone sia del penultimo difendente, è fuorigioco. Quindi, teoricamente, un millimetro basta. Ma, per i Var, in alcune situazioni al limite è complicato determinare i pochissimi centimetri”.
Per cui? “Se per valutare un offside di pochissimi centimetri occorrono svariati minuti per posizionare le linee, ed esiste una difficoltà reale nel determinare se è fuorigioco, sempre meglio lasciare la decisione del campo. Il protocollo Ifab insiste su questo concetto: la decisione va cambiata solo se le immagini provano una chiara evidenza”.
Falli di mano. Qui l’interpretazione è fondamentale. Qual è la direttiva per gli arbitri Uefa? E come valuta le novità Ifab? “L’obiettivo è la ricerca della consistenza tecnica e dell’uniformità nelle decisioni in relazione anche al movimento dei giocatori. È contro lo spirito del gioco difendere con le mani dietro la schiena. Se il braccio è vicino al corpo, o se è in una posizione naturale, non è punibile. L’Ifab ha cercato di chiarire alcuni parametri di punibilità. Uno tra questi riguarda la posizione non naturale e punibile delle braccia quando vengono tenute al livello o sopra le spalle, o quando vengono utilizzate per ampliare la superficie del corpo per bloccare un cross o un tiro in porta”.
Ma la volontarietà non è stata eliminata… “Volontarietà e movimento del braccio verso il pallone sono immutati. Il vero e unico cambiamento, oggettivo e punibile, è il gol mano/braccio, anche se accidentale, o il procurarsi una chiara occasione da rete”.
Non è che a volte manchi del coraggio nei Var? Tra “silent check” ed “errore grave” non potrebbe essere ampliata la fascia del “dubbio”? “Il Var controlla tutto quello che riguarda i quattro casi del protocollo: gol, rigori, “rossi” ed errori di identità. Il silent check è un controllo ordinario che non si deve notare: da noi dura circa 16” (in media sono 8 a partita) e non interferisce sulla gara. L’errore importante, chiaro, viene rilevato mediamente in 27” e determina una review dell’arbitro”.
A volte le interruzioni sono troppo lunghe, no? “Se succede, più di 3 minuti con 10/15 replay e 4/5 camere differenti, significa che non è un “clear and obvious mistake” ma interpretazione soggettiva che il Var non deve correggere”.
Il challenge avrebbe senso? “Difficile pensare ad una possibile implementazione. Sicuramente diminuirebbe la responsabilità del Var, ma sarebbe anche sminuito il valore del progetto che si basa sulla fiducia di chi giudica. Poi le modalità di attuazione non sarebbero semplici”.
Cosa chiederebbe al prossimo Ifab? “Nelle ultime due stagioni è stata fatta una revisione importante delle regole. Il calcio ha bisogno di metabolizzarle. La comunicazione e la divulgazione invece deve essere migliorata”.
Gli arbitri. Quale eredità le ha lasciato Collina? “Collina ha fatto un ottimo lavoro. Ora siamo in una fase di incredibile svolta epocale derivante dal Var e dal ricambio generazionale da accelerare. Nelle ultime due stagioni 19 giovani hanno debuttato in Champions con ottimi risultati”.
Per la finale, a dirla tutta, non c’è un nome top… “Abbiamo un pool di arbitri che possono dirigerla. E se un giocatore può giocare più di una finale, perché un arbitro non potrebbe farlo?”.
La Frappart e le donne. Le rivedremo tra Champions ed Euro? “Frappart e le assistenti Nicolosi e O’Neil hanno arbitrato una Supercoppa eccellente. Klopp, Lampard e i giocatori sono stati esemplari, rispettandola per competenze tecniche e non perché è donna. La performance atletica è stata sorprendente: ha corso 16,1 km in 120’ e 11,9 nei 90’. La maggior distanza negli ultimi due anni in Champions in più di 400 match analizzati. Una barriera è stata abbattuta, altre ne abbatteremo”.
Cosa chiede per lei al 2020? “Sono orgoglioso e felice di lavorare per l’Uefa, con passione e coraggio su strategie innovative. E spero si risolvano due questioni. Il razzismo che fa schifo e va debellato: l’Uefa ha tolleranza zero, i tifosi devono ribellarsi, aiutare la polizia e isolare i colpevoli. Inoltre la rabbia e la violenza verso gli arbitri. Denigrazione e parole d’odio alimentano violenza e purtroppo poi pagano i giovani arbitri sui terreni di periferia”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport