Posizione di classifica senza orizzonti apprezzabili, l’obiettivo comune era quello di mettere insieme punti dedicati soltanto a una meno precaria posizione nelle graduatorie del calcio nazionale. Il tifo accantonava, perfino la voglia degli sfottò, delle penitenze irridenti alle quali erano sottopostigli sconfitti. I verdetti a reti bianche erano l’esito quasi puntuale dipartite prive di palpiti e di passioni, a tutti andava bene rimediare almeno un punticino per evitare le zone pericolose. Per questo il derby di domenica assume una dimensione finalmente in linea con il livello di prestigio attualmente raggiunto da entrambe le sponde del Tevere. La Roma è al secondo posto, la Lazio ha appena un punto di ritardo sui cugini e dunque il confronto diretto assume contorni che era difficile pronosticare al via della stagione. Nonostante il minimo vantaggio dei giallorossi e la Lazio che si è guadagnata una più consolidata stima da parte della critica, grazie alla serie di vittorie che Simone Inzaghi ha messo in fila da quando è al timone dei biancocelesti.
L’accostamento alla sfida di domenica testimonia umori diversi nei due campi. Non ha entusiasmato la sofferta vittoria romanista sul Pescara terzultimo della classifica coni consueti cali di tensione che tanto fanno arrabbiare Luciano Spalletti, tuttora alla sofferta ricerca di una inversione di tendenza. Il minimo scarto con il capolavoro balistico di Milinkovic-Savic ha consegnato ai laziali tre punti fondamentali a Palermo, guadagnati per altro senza la minima sofferenza. Una volta accettato che i derby sfuggono a qualsiasi pronostico, la sola certezza dello scontro di domenica è la mancanza di una squadra realmente favorita, ruolo che per altro è tradizionalmente poco gradito, chiunque ne sia il destinatario. Conforta entrambe le schiere del tifo un dato di fatto innegabile, la qualifica di «vertice» che la classifica suggerisce con più forza ora che la Juventus ha dilapidato metà del suo tesoretto ed è alle prese anche con problemi di infermeria ai quali dover far fronte. Peccato soltanto che il solito problema dell’ordine pubblico neghi il tutto esaurito che un derby reso così esaltante dall’alta classifica non abbia il conforto del «no-betting» che l’ importanza dell’evento avrebbe meritato. Ma questo purtroppo, è un problema che con il quale il tifo romano dovrà confrontarsi ancora a lungo prima che il comune buon senso possa restituire la normale agibilità al maggiore impianto della capitale.