Nel calcio i risultati contano tutto. L’esito delle gare è in grado di spostare decine di milioni di euro, scrivere le storie delle società e, ultimo ma non per importanza, far cambiare gli umori dei tifosi, i cui giudizi possono variare nel giro di 90 o 180 minuti. E così è avvenuto a Roma, dove si è passati nel giro di una settimana – e due partite – dalle richieste pubbliche di rinnovo per José Mourinho, con tanto di striscione in Curva Sud, a chi, sui social o per radio, chiede la testa dello Special One.
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Già, perché Dan e Ryan Friedkin, non possono permettersi di ragionare con l’emotività della piazza, ma hanno l’obbligo di porre davanti a tutto la razionalità dell’imprenditore. E proprio per questo, nell’immediato e all’orizzonte non c’è nessun cambio sulla panchina della Roma e l’ombra dell’esonero non sembra toccare José.
(…) Mourinho che rimane, come unica figura di calcio solida all’interno del club, per quanto si possa definire tale un allenatore discusso e con il contratto in scadenza. La famosa solitudine denunciata dal tecnico di Setubal nel post Budapest e amplificata dall’imminente addio a Pinto. (…)
Lo scenario di proseguire insieme oltre la scadenza di giugno con un rinnovo appare sempre più remota nelle idee di Dan e Ryan Friedkin, descritto come furioso per i recenti risultati. (…) l’essere entrati nel 2024 senza la firma ha fatto decadere anche gli eventuali vantaggi fiscali del decreto crescita (…) .
La priorità, al momento, è la ricerca del nuovo direttore sportivo: Friedkin e Souloukou lavorano a stretto contatto in questo senso. Con lui sì i cambiamenti arriveranno, ma per il momento tutto tace. Anche la società è nel mirino delle critiche e l’immobilismo nella comunicazione non aiuta. (…)
FONTE: Il Romanista – S. Valdarchi