L’elogio del rimpianto. Brillano, gli occhi di Mourinho quando parla di Sardar Azmoun, talento persiano dalle doti purissime già cercato e desiderato negli anni passati alla Roma: “È un peccato che questo ragazzo sia finito sotto le mie mani a 28 anni. Se ci fossimo incontrati prima avrebbe fatto un salto di qualità sul piano tattico sfruttando al massimo la sua classe straordinaria”. Mourinho lo avrebbe voluto già nel 2021, ma lo Zenit chiedeva 25 milioni per liberarlo. E Tiago Pinto ripiegò su Shomurodov, con differenze di livello evidenti.
Aumentando il carburante, Azmoun sta diventando sempre più un attaccante prezioso per i risultati della squadra: quando entra lui, per il rush finale, migliorano la qualità e la velocità delle giocate negli ultimi metri e Dybala cresce sensibilmente di tono. Contro Monza, Lecce, Udinese e Sassuolo, quattro partite vinte dalla Roma negli ultimi minuti, il suo contributo è stato visibile o addirittura decisivo. Un palo colpito e la partecipazione alla mischia del gol di El Shaarawy (Monza), la prima rete in Serie A di testa (Lecce), la collaborazione al gol di Dybala (Udinese), l’assist non sfruttato da Lukaku (Sassuolo). Tutto, pensate un po’, condensato in 143 minuti, una partita e mezza effettiva.
Prima o poi giocherà anche una partita dall’inizio. Perché Azmoun, che ha risolto i problemi fisici ed è ormai in buone condizioni atletiche, è un attaccante completo e atipico: può essere un buon cambio per Lukaku ma anche, come sta accadendo di recente, aggiungersi a Lukaku e Dybala per agire come trequartista. Purtroppo però, almeno fino a febbraio, non potrà essere schierato in Europa League: sarebbe entrato più velocemente nei meccanismi della squadra e forse facilitato il compito di Mourinho nella gestione del girone. Quanto avrebbe fatto comodo per mezz’ora, ad esempio, a Ginevra dove la Roma non riusciva a mandare in tilt il dispositivo difensivo del Servette?
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida