E’ la sua nemica preferita. Quasi la adora, per come gli è servita per cavalcare la tigre e in fondo per affermarsi. José e la Juventus. Ovvero Mourinho contro il Potere. L’ultimo sberleffo risale allo scorso inverno, via social perché ormai usa così: il Porto elimina la Juventus in Champions, festeggia sul proprio profilo e a un certo punto arriva l’applauso virtuale di Mourinho.
Tre anni fa il gesto che tutti ricordano, un ghignaccio irridente e le mani portate alle orecchie alla fine di Juventus-Manchester United 1-2, vittoria con scasso e scippo dopo 90 minuti di insulti personalizzati dello Stadium. Ma è partito tutto nel 2008: Mourinho si insedia all’Inter, Calciopoli e i suoi odi sono freschissimi, è una guerra di religione.
La Juve è in lenta risalita dalle ceneri e non è un avversario diretto, ma gli interisti la individuano come il simbolo del potere avverso, anche arbitrale, e José entra nella parte, si scatena subito contro Claudio Ranieri, a cui dà del settantenne che ha vinto solo una Supercoppa e in inglese sa dire solo good morning o good afternoon.
Non si fermerà più. La celebre intemerata degli zeru titoli parte dalla “prostituzione intellettuale che vedo in giro”. E quell’altra volta, parlando dello struzzo: “Non capisco perché per ciò che succede in Italia dobbiamo fare come quell’animale di cui non so dire il nome in italiano”.
FONTE: Il Messaggero – A. Sorrientino