Adesso, l’obiettivo è chiaro: «Lo stadio sì (a malincuore), il resto no». Prima che si trovasse al centro di una nuova polemica estranea, stavolta sull’edilizia agevolata, l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini ha chiarito a Radio Roma Capitale la sua posizione e, soprattutto, indicato il punto finale della trattativa con i soggetti proponenti che tra qualche giorno comincerà in Conferenza di servizi. «La procedura di individuazione dello stadio a Tor di Valle è stata fatta da un privato – racconta –. Quando ero un libero cittadino mi sono sempre battuto contro, ma ora ho un altro ruolo. Se si dovesse trattare solo della costruzione dello stadio, io sono contrario alla localizzazione, ma se la Roma accetta questa possibilità io rispetterò un processo incardinato da tre anni», assicura.
QUESTO O NIENTE È già un passo avanti. Ma di tutto il resto, torri, viadotti, strade, parchi, Berdini non vuole sentir parlare. «Sono contrario all’aumento di volumetrie spaventoso dato dalla giunta Marino in cambio di opere pubbliche». «Opere pubbliche – ha specificato – come il ponte dalla Roma-Fiumicino a poca distanza dal ponte dei Congressi che sarà costruito; oppure il prolungamento della metro, che metterebbe in crisi il funzionamento della linea B. Dal 5 novembre – conclude –, ci sarà tutto il tempo per aprire una discussione se è giusto accettare delle inutili opere pubbliche o è meglio cancellarle e costruire solo lo stadio. Il piano regolatore permette una cubatura aggiuntiva che è già di per sé imponente. Io su quella cifra non muoverò una virgola, sono il tutore del rispetto delle regole. Se la Roma accetterà queste regole, ben vengano investimenti privati». Niente torri, niente infrastrutture (sono inutili), nessuna pubblica utilità. Solo lo stadio. Come ci arriveremo, si vedrà. Chi lo pagherà, non è un problema di Berdini.