L’altro ieri sera ha messo altri 9 minuti (più recupero) nell’esperienza che sta accumulando per crescere con la maglia della Roma addosso. E per poco non ha chiuso la partita timbrando per la seconda volta in Serie A a sette mesi di distanza dalla rete segnata all’Olimpico contro il Verona, quello che rimise in equilibrio una partita complicata per i giallorossi.
Stavolta Vicario con il piede ha negato a quella palla di passare: forse lui, Edoardo Bove, avrebbe potuto strozzarla un po’ di più sul palo alla sinistra del portiere dell’Empoli, aveva lo spazio per farlo, ma il tempo è stato come una frustrata perché il pallone arrivata veloce e quella di anticiparlo è stata una scelta giusta per provare a sorprendere il dirimpettaio.
Il ragazzo dell’Appio-Latino cresce e si vede. Mourinho lo stima e questo sarà il campionato per cominciare ad avere conferme sul campo anche della considerazione che arriva dal tecnico portoghese.
È rimasto per aumentare il minutaggio, per entrare nella fase due del percorso di crescita che nella Roma resta un valore irrinunciabile per dna del club. Su Bove Mourinho va cauto più cauto rispetto a Zalewski, in mezzo al campo si rischia maggiormente e se sbagli paghi doppio. Più una forma di tutela del ragazzo che per sé e la Roma. Che proprio in mezzo al campo non ha ancora trovato le soluzioni spazio-temporali efficaci, tra l’altro.
FONTE: Il Corriere dello Sport – F. M. Splendore