A chi lo conosce bene, come José Mourinho, non servivano conferme. Per il tecnico e i compagni, Edoardo Bove è già da mesi quello che il grande pubblico ha scoperto giovedì sera con il gol al Bayer Leverkusen. È un progetto di campione, ma anche un ragazzo d’oro: volto pulito, testa sulle spalle, a 20 anni l’ambizione di unire il calcio alla laurea in economia. Lo Special One non ha dubbi: «È un ragazzo educatissimo, con formazione accademica. E un professionista esemplare, sembra un giocatore di 30 anni».
Ultimo figlio di Roma, Edoardo è piuttosto schivo nella promozione di se stesso. Nonostante l’impazzimento delle ultime ore per lui. Lui si limita a qualche apparizione qui e lì. Una foto con Martina, la fidanzata, tante con il pallone tra i piedi. E poi c’è il video, rilanciato ieri dall’amico Zalewski su Instagram, della fan giapponese che lo ha venerato pubblicamente durante la tournée natalizia a Tokyo. La stessa febbre pallonara che da ore stravolge i social giallorossi. Spunta anche il like di Damiano dei Mäneskin. E poi il cuoricino più importante. Quello di Daniele De Rossi. Proprio ora che i tifosi giallorossi vedono in Edoardo il nuovo capitan futuro.
Una tradizione di figli di Roma, capitani e bandiere nata nel quartiere dell’Eur, con i primi calci nella parrocchia sotto casa. Diventata qualcosa di più concreto a sette anni, quando Edoardo decide di attraversare Roma ed iniziare a diventare calciatore alla Boreale. «Con la famiglia ci conosciamo da anni. Siamo legatissimi – ammette il presidente Leandro Leonardi – La definizione di Mourinho è eccezionale. Ha umiltà ed ambizione, non ha le qualità del fuoriclasse, ma ha una testa fuori dal comune». Tre anni con la maglia violanero della Boreale, poi il salto alla Roma a dieci anni.
Una storia colorata di giallorosso dal 2012 quando Edoardo entra per la prima volta a Trigoria per fare un provino. Serviva il secondo provino dove Bove non si presenta. Sta al mare, in vacanza. A luglio torna a Trigoria per partecipare al centro estivo per bambini. Neanche il tempo di compilare il modulo di adesione che arriva Bruno Conti e gli dice «e tu che ci fai qui? Ti abbiamo già preso, tra un mese inizia la stagione». Il resto è storia, fatta di calcio e tennis, praticato parallelamente per anni, che fa nascere un’amicizia speciale con il tennista Flavio Cobolli. Adesso la ribalta di chi sogna di percorrere le orme dei tanti capitani romani e romanisti.
FONTE: La Repubblica