Campo Testaccio, culla della Roma e monumento dello sport romano, ora è un simbolo del degrado cittadino. Ratti e bisce da anni infestano una foresta che avanza senza controllo. Rifiuti ovunque: l’area, ormai tristemente alla deriva, ha finito col diventare il rifugio di sbandati e senza tetto. «Come documentato oggi dal Corriere, lo storico campo Testaccio ormai è da anni ridotto ad una vera e propria baraccopoli, tutto questo a pochi passi da un asilo nido e da altre scuole del Rione» sottolineano Stefano Marin e Claudia Santoloce, consiglieri del I Municipio. «Tutte le associazioni si stanno mobilitando da tempo e chiedono che il campo sia ripristinato il prima possibile. Noi come Municipio abbiamo chiesto da più di un mese la disponibilità del vicesindaco Frongia per ragionare sul tema. Ma per ora il silenzio è assordante».
In realtà la questione campo Testaccio è trasversale, attraversa molte amministrazioni che hanno come filo rosso la mancata soluzione del problema. Ci provò Gianni Alemanno nel 2009 riprendendo un’idea di Walter Veltroni, un progetto che, nei piani, avrebbe dovuto restaurare il campo e creare un parcheggio sotterraneo. Ma l’iniziativa sfumò tra ricorsi al Tar e Consiglio di Stato fino al 2015, quando la questione è tornata ad alimentare l’ansia dei genitori dei bambini che frequentano le scuole — un nido, una materna e una media — adiacenti all’area. «Chiediamo che ci sia un presidio delle forza dell ordine almeno nel fine settimana perché le scuole sono prese di mira: ci sono furti e intrusioni di notte, vengono ritrovati oggetti sul tetto dell’asilo nido — dicono Marin e Santoloce —. La situazione è degenerata e si deve trovare una soluzione».