Quattro squadre in testa alla classifica, e a punteggio pieno, dopo due giornate. Sorprese? Dipende da che punto guardi la vetta. Lassù c’è la Juve, e ci mancherebbe pure che non ci fosse dopo tutto quello che ha speso; ci sono le due genovesi, e – visto il loro calendario – i sei punti su sei non devono stupire; e c’è il Sassuolo, che soltanto gli ignoranti di calcio continuano a considerare una piccola. Dopo la sosta, big march Juve-Sassuolo, senza Berardi (strano…), stavolta per infortunio. Trovare la squadra di Eusebio Di Francesco nelle zone altissime è naturale, addirittura logico visto il lavoro che, da anni, stanno facendo in quel club. Sono andati via Sansone e Vrsaljko, due titolari, ma nulla è cambiato. E se ci sono novità, sono tutte assolutamente positive.
C’è un dato che rende bene l’idea: con 109,678 km di media percorsi a partita, il Sassuolo è la seconda squadra più maratoneta, alle spalle della Lazio, del campionato. Corsa, disciplina tattica, buone individualità inserite nel collettivo: ecco la ricetta. Un Sassuolo che ha saputo capitalizzare al meglio i suoi gol, avendo tre punti più del Torino che ha segnato più del doppio degli emiliani. Il Toro di Mihajlovic vanta il miglior attacco, 7 reti: il Gallo Belotti ne ha segnati 4 ed ha pure sbagliato due calci di rigore. Vuol dire che poteva essere già a quota 6 gol dopo due gare. Come si dice? Tanta roba. A proposito: non c’è alcuna squadra con la porta inviolata e soltanto l’Empoli non ha ancora segnato una rete. Il Genoa capolista ha vinto due volte su due in rimonta; la Juve l’ha fatto partendo sempre dal gol sbloccapartita di Khedira; l’atalantino Kessie, Borriello e Perotti, oltre a Khedira, sono andati a segno sia alla prima che alla seconda giornata, il romanista sempre su calcio di rigore. Atalanta, Crotone e Empoli ne hanno perse due su due, segnando in tre un gol meno del Torino.
IL VIZIETTO GIALLOROSSO – Tra le non sorprese del torneo, c’è l’ennesima, clamorosa rimonta (30 negli ultimi 16 anni…) subita dalla Roma, stavolta a Cagliari. Non è bastato neppure il doppio vantaggio, con meno di un tempo da giocare, per tornare nella Capitale con i tre punti. Pessima gestione del risultato, pessima fase difensiva, eccessivo nervosismo, a scapito della qualità tecnica, nel controllare le operazioni. Tutta roba vecchia, nulla di nuovo. Come se gli innesti estivi, come se il lavoro di Luciano Spalletti a Trigoria fosse inutile. La Roma tira come nessun’altra squadra verso la porta avversaria (37 volte), eppure – pur opposta a Udinese e Cagliari – non è riuscita a fare bottino pieno in classifica. In quattro gare ufficiali, i giallorossi non hanno beccato gol solo nella partita d’esordio in campionato contro l’Udinese: un vizietto che c’era nella passata stagione e che sembra non esser stato superato in quella attuale. La faccenda investe uomini e schemi, giocatori e allenatore, e, per forza di cose, non può non riguardare anche chi sta sopra squadra e tecnico. Il plateale tuffo a terra di Spalletti dopo l’ennesima palla-gol buttata al vento è sembrato più un gesto di disperazione che di rabbia: possibile, già alla prima trasferta di campionato, cedere alla disperazione? Oppure accusare la squadra di non lottare? In casa Roma si parla tanto (troppo?), si fanno mille proclami di ogni tipo ma, visto l’andazzo, sarebbe meglio lasciare più spazio ai fatti e meno alle parole, specie quelle inutili o false. Il discorso riguarda tutti, da Pallotta in giù.
IL MAGHETTO FRANK – Alzi la mano chi non ritiene l’Inter la vera delusione delle prime due giornate. Cacciato Roberto Mancini, a Milano si pensava che tutto cominciasse a filare magicamente per il verso giusto, ma se Frank de Boer lascia in panchina Candreva, piazza Medel trequartista, Banega play e Eder attaccante esterno, la sensazione che si stava meglio quando si stava peggio diventa molto concreta. I maghi venuti da lontano, in Italia, spesso hanno sbagliato indirizzo. E più giocatori forti gli danno (in arrivo Joao Mario e Gabigol) e più si impappinano. Aspettiamo smentite, con i fatti. Tutto sommato sta facendo meglio Vincenzo Montella al Milan che pur senza (grandi) giocatori sta producendo gioco. E te pare poco… Un po’ quanto è riuscito a Simone Inzaghi, che con una Lazio ancora da completare (soprattutto in attacco) ha due punti più dell’Inter e uno meno di Napoli e Roma.