Venghino signori, venghino. Il carro è qui, e ci sono ancora tanti posti a disposizione. Prego, salite, salite pure… Non abbiate paura di farlo. Non fatevi condizionare da quella patina di vergogna che si affaccia sulle vostre gote. Non abbiate timore di ricordare, ma è meglio se lo fate a bassa voce, le parole pronunciate solo qualche settimana fa. Non temete oggi un pessima figura perché, in realtà, l’avete già fatta ieri. Esattamente quando l’etichetta più caruccia che gli avevate appiccicato era stata pippone. Oppure sellerone, sallucchione, morbidone. La sostanza non cambiava: basta con Dzeko; Dzeko va cacciato; Dzeko non è degno di indossare la maglia della Roma. La solita faccenda, una storia già vissuta, un film visto e rivisto. Roma, un tempo città bellissima, è fenomenale per regalare in fretta patenti di ogni tipo. Salvo poi ritirarle a seconda della situazione, o della convenienza personale e di gruppo. E così Dzeko da attaccante di Terza Categoria è diventato una specie di fenomeno. La verità è che Edin non è un fuoriclasse ma neppure uno sprovveduto. Non lo è mai stato. Anche quando non faceva gol, nemmeno a porta vuota. Solo che per lui, con disarmante ed eccessiva facilità, si sono usati due pesi e due misure. È fuori discussione che una punta non può far gol ogni volta che tira verso la porta avversaria. Eppure, fino a pochi giorni fa, se Dzeko non segnava era solo per esclusivi demeriti suoi, mai per la bravura del portiere; mentre per i suoi colleghi c’era sempre e comunque una giustificazione dietro un’occasione non capitalizzata.
IL PESO DELL’ATTACCO – Un attaccante si deve giudicare dai gol, ecco la regola. Certo, vero, indiscutibile. Se Dzeko segna sette reti in 8 partite merita applausi e strette di mano. Ma ci sono anche le prestazioni che danno la misura della bravura (o meno) di un centravanti. Contro Miranda-Murillo (Inter) e Koulibaly-Maksimovic (Napoli), Edin ha confezionato tre reti, ha segnato per la prima (e seconda…) volta lontano dall’Olimpico e, non a caso, la Roma ha centrato il suo primo successo in trasferta. Con il capitano della Bosnia per due volte di fila eletto miglior giocatore della partita. Ecco perché sarebbe delittuoso dimenticare – proprio in questi momenti – il contributo che lui ha sistematicamente fornito alla causa giallorossa in termini di gioco. E se la Roma ha (ancora…) il miglior attacco del campionato, un pizzico di merito deve essere riconosciuto comunque al Sellerone de Noantri. Venghino signori, venghino. Il cigno di Sarajevo ora canta di felicità.