E pensare che un mese fa di questi tempi Roma e Fiorentina chiacchieravano amabilmente del trasferimento di Borja Valero. Le due società, però. Non Walter Sabatini e Pantaleo Corvino, che farebbero fatica persino a salutarsi. E così si spiegano gli stracci volati tra i due nelle ultime ore. Il nodo è il calcio di rigore non concesso alla Roma domenica sera per lo scontro in area tra Tomovic e Dzeko. Tutto è cominciato con queste dichiarazioni di Corvino: «Dzeko è uno che si butta spesso in area, basta vedere per esempio la partita contro la Sampdoria. La sua era una simulazione, avrebbe meritato il giallo, le polemiche successive mi hanno infastidito». Apriti cielo. Perché Sabatini ha reagito come punto da una tarantola: «Le parole di Corvino sono un pietosissimo caso di incontinenza verbale – ha detto il d.s. giallorosso –. Dzeko è un giocatore di lealtà sportiva assoluta. È inaccettabile che questo sia sfuggito a un dirigente serio e preparato come lui».
Finita? Macché. Ancora Corvino, che ha voluto l’ultima parola: «Viste la mia età e quella di Walter ci sarebbe da preoccuparsi se avessimo altre forme di incontinenza che richiamino al pietismo ma che ancora non si intravedono, almeno per me… Pietismo è invece perdere e dare la colpa a episodi discutibili». Finisce qui, la postilla è giusto il commento di Spalletti: «Con le sue parole Corvino non fa altro che sminuire la vittoria della sua squadra». Scorie italiche di una polemica arbitrale. E che poco sposta, almeno fino al prossimo motivo buono per scannarsi.