È una delle partite preferite d’andare a vedere la prima in casa del campionato, capodanno laico e sacro che rimette in moto tutta una serie di micro-grandi ritualità riportandoti finalmente (dopo quasi tre mesi senza senso) a casa. Senza Roma, l’estate è solo caldo. Torniamo a casa, cioè allo stadio, alle facce dello stadio, al parcheggio, a vedere se è un po’ cambiato qualcosa qui in zona, “aspetta che…”, alla Roma. La nostra ripetizione inaugurale, come fosse sempre la prima volta.
“Quando l’inno s’alzerà, tutto il mondo…”. La marsigliese, il cui autore è ovviamente Geppo, è sempre il varo di un’onda emozionale di un mare che arriva fino a maggio. Poi la Roma in campo. La partita. Eccola. C’è poco da chiedere, oltre a cantare, sia chiaro: va bene un’autorete di D’Aversa dalla tribuna al 95’, 1-0, tre punti, 4 su 6 e via concentrati per Torino.
Non c’è alcuna necessità del gol di Dybala, non ci sono urgenze ad eccezione di quella della vittoria. Vinciamo sta partita che sembra piccola e proprio per questo rischia di essere prima fastidiosa e poi peggio. Niente spritz, prendiamoci il pane e rendiamo “Grazie Roma” a fine gara. Partita strana nella nostra storia questa con l’Empoli: l’abbiamo giocata in casa a Palermo e in trasferta a Firenze, l’esordio di Zeman contro Spalletti, è quella dell’infortunio di Totti ma anche quella del gol di Renato Sanches. Cose eccezionali.
Anche per questo dammi 3 punti e non chiedermi niente per davvero. Soprattutto se un giocatore simbolo e campione mondiale (letteralmente) ha deciso di restare alla Roma dicendo, fra l’altro, così, en passant, no a 75 milioni. Però ecco i cavilli, le specificazioni, i sì ma però, ma te pare che … Me pare che? Me pare che è rimasto e, soprattutto, che praticamente la quasi totalità dei tifosi di altre squadre non l’hanno presa bene, anzi hanno proprio rosicato.
Ma noi no, non ci va bene nemmeno questo, mentre la stampa nazionale s’affretta a dire che “vuoi mettere Gigi Riva” (ma che c’entra? ah a proposito: splendidi i romanisti che in Sardegna hanno intonato il coro per Riva) qualcuno di noi s’industria a fare il radical chic. Boh. Diamo soddisfazione alla narrazione degli altri. Un po’ come quando per un rigore abbiamo passato il turno in Coppa Italia al 114’, e poi sui social in tanti a chiedere scusa. Perché? Per cosa? Boh. Era proprio l’Empoli, l’avversario, e quel rigore chi lo segnò? Daniele De Rossi.
Che all’Empoli ha segnato anche un’altra volta, festeggiando le sue 500 (cin-que-cen-to) partite con la Roma. Una marea, e adesso gioca questa prima che sembra davvero la prima, nel senso che è come se lui dovesse dimostrare o conquistare qualcosa, lui?! Daniele De Rossi (che pure ieri ha parlato di amore ed emozione e proprio per Dybala).
Credo che oggi forse serva un po’ per ricordare l’ovvio, l’importanza della Roma e i valori di “uno” che quando giocava una delle 616 partite che ha fatto si metteva al centro e chiedeva ai compagni: “Per chi ho corso io? Per chi ho lottato? Per chi son morto?. “Roma! Roma! Roma!”. Eccolo, inizia l’inno. Basta. C’è la Roma.
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci