Al netto della retorica, quella di oggi resta una giornata unica: Daniele De Rossi riabbraccia l’Olimpico da avversario, alla guida del Genoa, a 467 giorni dal suo esonero. Il pubblico è pronto a tributargli il giusto omaggio fatto di cori, applausi e bandiere: un’accoglienza doverosa per chi oggi non è più il padrone di casa, ma un amico e un ospite amatissimo.
Sarà la partita dell’amico da battere. Un legame, quello tra DDR e la tifoseria, che resiste a tutto, anche alle cicatrici del passato: dai modi bruschi dell’addio al calcio sotto la gestione Pallotta, fino al comunicato dei Friedkin che lo sostituirono con Juric. A differenza di storici precedenti come Di Bartolomei, in Daniele non c’è rancore o rabbia, ma solo la rabbia professionale per non aver potuto portare a termine il suo lavoro in giallorosso.
Preparare una gara per battere la Roma è contro natura, ha confessato il tecnico, ma la sua missione attuale è salvare il Genoa e cercherà i tre punti con assoluta professionalità. Eppure, il senso di appartenenza è ancora vivo, tanto che a volte gli sfugge ancora quel “noi” parlando della Magica. Oggi però De Rossi è un uomo maturo, pronto a gestire sentimenti forti: la sua fede romanista “è scritta in faccia”, ma al fischio d’inizio farà di tutto per superare la sua ex squadra.
FONTE: Il Messaggero











