Zeki Celik è arrivato alla Roma – ancora in piena era Mourinho – come un ripiego o giù di lì. E così è stato vissuto dal mondo giallorosso: ci si può forse entusiasmare per un corridore, uno che certamente s’impegna ma qualità, beh, lasciamo perdere? E scarsissima è stata la fiducia che l’ha accompagnato nei suoi primi tre anni giallorossi. Serve un terzino destro, si andava ripetendo nel mondo romanista a ogni calciomercato. Lui, il ragazzo turco, correva, sbuffava e faceva finta di non sentire.
Finché non è sbarcato Gasperini, che gli ha cambiato la vita. Il gol che ha segnato all’Udinese – il suo primo in A – è stato bellissimo, favorito dalla sovrapposizione e l’assist di Mancini, ma è stato soprattutto ricco di significato, perché ha stabilito in modo definitivo che lui, Celik, è diventato un altro. L’allenatore lo piazza dove gli serve, lui ci mette non solo applicazione ma, adesso sì, anche qualità. Da ripiego a sicurezza, da corridore e basta a corridore e tante altre cose. Durerà? Chissà.
Fatto sta che a noi la parabola di Celik ricorda quella di tanti calciatori che Gasperini ha avuto nei suoi nove anni all’Atalanta. Non può essere un caso che con lui in panchina certi eventi si ripetano. Il caso, per definizione, si verifica una volta, invece di Celik è piena la storia di Gasperini.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – S. Agresti











