Ancora 48 ore era una commedia poliziesca americana degli Anni 90 con Eddy Murphy e Nick Nolte. Oggi potrebbe essere la tempistica entro la quale la Roma potrebbe cambiare proprietario. Che siano 24, 48 o 72 e svariati multipli in fondo non fa molta differenza, perché James Pallotta sta facendo le sue riflessioni e al momento lo scenario più probabile è quello di una forte accelerata sul fronte della cessione della Roma, che comunque da più parti raccontano come fissata entro la deadline di Ferragosto, giorno più giorno meno.
Dan Friedkin, che si era visto respingere un’offerta da 490 (inclusi i circa 300 di debito) più la ricapitalizzazione di 85 milioni da Pallotta (con tanto di esternazioni molto dirette nell’intervista al sito del club di metà giugno) sta muovendo i passi decisivi per l’affondo finale e nelle ultime due settimane ha bussato ancora alla porta di Jim, firmando nelle ultime ore le carte per un’offerta che da Boston iniziano a ritenere più giusta di prima. Pallotta è sembrato sempre piuttosto rigido sulla cifra di 490 milioni (più gli 85 di ricapitalizzazione che però a lui a quel punto non riguarderebbero più di tanto) e anche se a differenza dello scorso maggio ora questa cifra arriverebbe cash e senza condizioni, non è difficile immaginare che per convincerlo Friedkin stia compiendo uno sforzo leggermente più ampio.
Quello che farebbe definire l’offerta “giusta” e darebbe il semaforo verde al deal. In tal senso i legali del Friedkin Group e della Raptor, il fondo di Pallotta, con gli studi italiani internazionali Chiomenti e Tonucci rispettivamente che assistono le parti, sono al lavoro per giungere a dama.
Pallotta non può perdere altro tempo e sa che Friedkin non aspetterà in eterno, per questo si procede spediti: quello di Friedkin è un piano industriale già pronto, non solo quindi un’offerta da almeno mezzo miliardo di euro ma anche la ricapitalizzazione con un’altra novantina di milioni da iniettare nelle casse per la gestione e per rinforzare la squadra, con una struttura societaria che inizialmente sarà traghettata dal management attuale supportato da Ryan Friedkin, il figlio di Dan che rappresenterà la famiglia in Italia e si occuperà della Roma.
L’approccio del gruppo texano sarebbe di tipo industriale: è ragionevole immaginare che nel giro di qualche mese siano inserite nuove figure manageriali tendenzialmente locali, qualcuno suggerisce una similitudine con il modello Inter. Inoltre sono già avanti i discorsi relativi al progetto stadio, che non è il core business ineluttabile per Friedkin ma che costituirà un asset importante anche per lui. In questo senso, spettatore interessato della vicenda è Radovan Vitek, l’imprenditore ceco in corsa per rilevare i terreni di Tor di Valle, che sta aspettando di fatto la Giunta capitolina e, appunto, Dan Friedkin.
Contatti tra i due mondi ci sono già stati. Manca solo di fare affari insieme. La Giunta, invece, ha approvato solo un pezzo della Convenzione urbanistica. Deve votarla ancora nella sua interezza e approvare la Variante. Potrebbe farlo questa settimana (il giorno da segnare in rosso è il 10 agosto) e comunque non si dovrebbe andare oltre il 13 agosto. Tutto torna nell’estate romanista. (…)
FONTE: Il Romanista – G. Fasan