The day after della Roma parte dai numeri. Quelli della Borsa, dopo l’eliminazione dai preliminari di Champions League: peggiore prestazione del listino milanese perdendo l’8,98% a 0,4633, con oltre 3 milioni di pezzi passati di mano. Quelli della gestione americana — prima DiBenedetto e adesso Pallotta — in campo europeo. Dal 18 agosto 2011 a oggi, tra Champions e Europa League, la Roma ha disputato 22 partite, ne ha vinte solo 3 (5-1 al Cska Mosca e 3-2 al Bayer Leverkusen all’Olimpico in Champions; 2-1 al Feyenoord in trasferta in Europa League), ne ha perse 10 e ne ha pareggiate 9. Ha subito 46 gol (media di oltre 2 a partita) e ne ha segnati 25. Non è cambiato nulla passando da Luis Enrique a Rudi Garcia e a Luciano Spalletti (4 partite contro Real Madrid e Porto, tre sconfitte e un pareggio, 8 gol incassati e uno solo segnato, peraltro un autogol del portoghese Felipe).
Il presidente James Pallotta, anche se negli Stati Uniti le statistiche sono sempre state fondamentali nello sport, ha commentato Roma-Porto come un italianissimo patron: ha attaccato l’arbitro polacco Marciniak per la doppia espulsione di De Rossi e Emerson Palmieri. «Disgusting», è stata l’espressione. Visione d’Oltreoceano che né Spalletti né Sabatini, uomini di calcio, avevano segnalato «dal vivo». Le direttive date dall’Uefa sui falli pericolosi sono chiare e Maxi Pereira, poco dopo il colpo di De Rossi, è dovuto uscire dal campo. Ne avrà per tre settimane. De Rossi e Palmieri verranno multati perché, come ha ricordato Spalletti ad Arrigo Sacchi, che dagli studi di Mediaset Premium gli chiedeva conto della mancanza di disciplina in campo, «nella Roma c’è un decalogo preciso per chi lascia la squadra in dieci». Spalletti ha anche fatto notare che nella scorsa stagione, sotto la sua gestione, non c’era stata neppure un’espulsione per rosso diretto.
La gara di domenica sera, a Cagliari, diventa già delicata. Dopo ci saranno la sosta per le Nazionali e la chiusura del calciomercato. Pallotta, nei giorni scorsi, ha divulgato una frase di Spalletti: «Mi ha detto che è il gruppo più talentuoso che abbia mai allenato». Alla Roma si fa presto a esaltarsi. Florenzi, per Sabatini, era pronto a diventare Dani Alves e Paredes, per Spalletti, «è più forte di Pjanic». Ma il campo dice altro. La Roma ha fatto una campagna acquisti/cessioni come sempre «movimentata», ma il ballottaggio tra i portieri resta un rischio, Fazio è stato acquistato ma non ha giocato nemmeno quando non c’era Vermaelen, il ruolo di terzino sinistro paga l’infortunio di Mario Rui, manca il regista, Gerson non è pronto ma è stato pagato come un giocatore pronto, Dzeko continua a non convincere del tutto.
La dirigenza della Roma ha fatto filtrare ieri che nessun pezzo pregiato (Manolas, Nainggolan, Ruediger) sarà venduto per colmare i mancati introiti da Champions (30 milioni). La verità è che la Roma, oltre a non vendere, deve comprare. Spalletti non perde occasione per parlare degli errori nella trasmissione del pallone e nella gestione del gioco. Il messaggio è chiarissimo: serve un regista. Il profilo migliore resta quello di Borja Valero, ma la Fiorentina non scende dai 20 milioni di valutazione. Per arrivarci non bastano piccole operazioni come quelle di Torosidis e Sadiq al Bologna (ieri Fenucci e Bigon erano a Trigoria per chiudere). Cosa farà Pallotta, oltre a criticare l’arbitro?