È stata la mano di Mou. O il piede destro di Tammy? Oppure quello sinistro di Zaniolo? Chissà. Una cosa è certa: la rotonda vittoria della Roma a Bergamo ha preso corpo perché ognuno ci ha messo dentro un pezzetto di se stesso. Nessuno si è risparmiato e/o ha risparmiato la condivisione di una parte di sé portandola al servizio degli altri. Ha vinto la Roma, non (solo) Mourinho. Anche quando perde, il soggetto deve essere la Roma. Sempre. Questo, ovviamente, non significa che José non abbia contribuito.
Anzi, l’ha fatto in maniera determinante con una perfetta strategia di gara, ma i tre punti sono in assoluto il frutto del lavoro del collettivo e non del singolo. Forse per la prima volta, questo è vero, la squadra ha ragionato in totale simbiosi con la testa del proprio allenatore.
È apparsa tosta, cinica, scontrosa, velenosa, a tratti cattiva, sicuramente scorbutica come spesso viene etichettato al maschile il portoghese. Fornendo una prospettiva, legata alla costruzione di un’idea, che va con un sorriso oltre i tre punti. L’attuale quinto posto in classifica, davanti a Juventus e Fiorentina (e pure alla Lazio), sta lì a dimostrare che – tra alti e bassi – il percorso sta procedendo su basi serie.
La Roma ha una rosa (non l’undici titolare, occhio alla differenza) inferiore a quelle di chi le sta davanti (e non solo: leggi Juve), eppure ha centrato una vittoria più della Juventus (2 più della Lazio) e solo una meno dell’Atalanta. Successi che, uniti alle 7 sconfitte, danno l’esatta percezione di un gruppo ancora alla ricerca di se stesso. Un gruppo incompleto, qualitativamente in difetto ma con una voglia immensa di trovare un’identità. E, in casi come questo, le discese ardite e le risalite sono all’ordine del giorno.
Manca una partita alla chiusura del girone d’andata (domani all’Olimpico arriverà la Sampdoria), c’è ancora tempo prima di stilare il bilancio al giro di boa e valutare se la Roma di Mou è una squadra su cui investire fiducia oppure se è il caso di rassegnarsi ad una seconda parte di stagione in grigio. Da Bergamo, intanto, è arrivato un segnale chiaro: la Roma vuole esserci.
FONTE: La Repubblica – M. Ferretti