Dopo due sole presenze in serie A Riccardo Calafiori già sa che prima o poi scenderà in campo con la fascia di capitano della Roma: la strada sarà ancora lunga, ma intanto è già tracciata, e il rinnovo fino al 2025 annunciato ieri è una tappa importante, dopo la lunga trafila nelle giovanili, sempre con le stimmate del predestinato, l’ottimo esordio in casa della Juventus del primo agosto scorso, il magnifico gol (non certo casuale: il tiro da fuori è un colpo che prova sempre, e gli riesce spesso) allo Young Boys alla terza presenza coi grandi, e il bacio alla maglia, in diretta tv.
Dato quando aveva un solo anno e mezzo di contratto, una fila di squadre che avrebbero fatto carte false per prenderlo, e un procuratore come Mino Raiola, che in queste situazioni ci sguazza. A meno che non sia il suo assistito a fermarlo, dicendogli chiaramente che non ha nessuna intenzione di andare via: è andata esattamente così. E la conferma sono le parole del diretto interessato al sito della Roma: «Sono contentissimo, era il mio sogno sin da quando ero bambino. È un passo importante, mancava quel pizzico in più per sentirmi pienamente parte della Prima Squadra. E mi sembra quasi impossibile. È la cosa più bella al mondo. Significa tantissimo per me. Ogni ragazzo cresciuto qui, con la passione per questi colori, sogna un giorno di arrivare fino a qui. Sembra che io ci sia riuscito e ancora non me ne rendo conto».
L’ascesa è stata molto veloce. «È successo tutto inaspettatamente. Ad agosto avevo finito gli allenamenti con la Primavera, stavo per andare in vacanza invece mi hanno richiamato e alla fine ho fatto il mio esordio. Ho ricominciato in questa stagione e in ogni allenamento ho iniziato a sentirmi sempre meglio con i ritmi della Serie A. Quest’anno con i giovani sembra ci sia un feeling diverso visto che molti altri miei compagni stanno salendo, facendo presenze e convocazioni».
Più fiducia Il suo coetaneo Milanese, con cui ha condiviso anche qualche convocazione nelle selezioni giovanili azzurre, ha raccolto tre presenze in Europa League, e a Sofia ha trovato anche il primo gol nel calcio dei grandi, nell’ultima gara del girone hanno giocato dal primo minuto anche l’esterno sinistro Bamba e il portiere Boer. In campionato però, finora, è sceso in campo solamente Riccardo, che nel finale della gara con il Bologna ha raccolto la seconda presenza in serie A (e la quarta in assoluto: due ne ha fatte in Europa, sarebbero state tre, tutte dall’inizio, se una gastroenterite non gli avesse negato la partita con il Cska).
Le apparizioni in A sarebbero con tutta probabilità già una decina se non fosse stato fermo un anno per il gravissimo infortunio al ginocchio rimediato il 2 ottobre 2018 in Youth League, contro il Viktoria Plzen, il doppio o il triplo se fosse cresciuto nell’Atalanta, o in un club più abituato a lanciare giovani. Ma nel suo secondo anno a Roma Fonseca sta cominciando a dare fiducia e minutaggio ai ragazzi della classe 2002, annata che potrà dare grandi soddisfazioni al club giallorosso.
«Abbiamo più fiducia e ci sentiamo più tranquilli – continua Calafiori – Fonseca mi ha aiutato molto, non ho paura di giocare quando sono con lui: sento la sua fiducia. E la squadra sta giocando veramente bene: sembra ci sia un equilibrio perfetto, anche in partite difficili riusciamo a portare i tre punti a casa. Siamo in fiducia, abbiamo giocatori importanti: li prendevo alla Play Station e ora mi ritrovo ad allenarmici insieme. Il sogno è vincere qualcosa con questa maglia. Preferisco non parlare prima ma tutti i miei compagni hanno lo stesso obiettivo. Vincere qualcosa con la maglia della Roma sarebbe perfetto per me, un sogno».
Un sogno senza tifosi, almeno per il momento. «Spero che quando tutto sarà finito tornino come ai vecchi tempi a riempire lo stadio ogni partita. Loro sentono la nostra mancanza come noi sentiamo la loro. Il bacio allo stemma? È una cosa che non riesco a gestire, soprattutto nei momenti di gioia. Non sono un attaccante, non segno tanti gol e quando succede devo fare uscire tutta la mia felicità. Spero che questo non venga preso come un segno di affetto esagerato verso i tifosi e la maglia. Non penso che questa cosa mi passerà».
La dirigenza (…) →
FONTE: F. Oddi