Non è ancora la prima pietra ma è sicuramente Pietralata. Nel giorno in cui la coppa della Conference League è stata portata all’Olimpico, la Roma e il Campidoglio rompono gli indugi sul nuovo stadio: attraverso un comunicato congiunto, viene ufficializzata la scelta del sito sul quale l’opera verrà costruito, con l’obiettivo di inaugurarlo «entro il 2026» come ha chiarito il Ceo incaricato dalla famiglia Friedkin, Pietro Berardi.
Il progetto compiuto verrà consegnato entro il mese di ottobre negli uffici del Comune. Per poi avviare l’iter che passa per la concessione dei vari permessi: l’analisi di eventuali irregolarità del dossier, la delibera del Consiglio sul pubblico interesse, la Conferenza dei servizi della regione, la convenzione urbanistica che servirà a sancire l’accordo tra parte privata e pubblica, la variante al piano regolatore urbano.
Ci vorrà pazienza, come è successo in passato, ma stavolta la Roma è sicura di arrivare fino in fondo perché dal primo giorno ha concertato ogni passo con la giunta Gualtieri. Ieri il sindaco, a Parigi per il gemellaggio tra le capitali, ha chiarito: «La nostra politica è stata “prima i fatti, poi gli annunci”. Ora possiamo svelare che questa fase istruttoria ha verificato che in quell’area, scelta dalla As Roma, è possibile costruire uno stadio. Adesso aspettiamo che la Roma presenti il suo progetto, che noi valuteremo».
(…) Questo è un altro elemento che la Roma ha sposato: rispetto al progetto abortito di Tor di Valle, che prevedeva la costruzione di un complesso immobiliare, i Friedkin hanno garantito di essere interessati esclusivamente allo stadio, con tutte le attività commerciali connesse, che potranno favorire «la riqualificazione urbanistica» di una vecchia borgata piazzata nel quadrante nord-est della città.
Lo stadio è stato dunque immaginato sui “prata lata”, vecchia denominazione latina dei Grandi Prati della zona. Pietralata, appunto, che Pier Paolo Pasolini ha reso famosa attraverso i suoi capolavori. Oggi l’area scelta, tra via dei Monti Tiburtini e la via Tiburtina, si presenta brulla e scoscesa ma sotto il profilo idrogeologico, nonostante la vicinanza del fiume Aniene, non presenta criticità. Il problema che gli uffici legali della Roma e del Comune stanno risolvendo riguarda la proprietà della zona: la superficie era stata espropriata negli Anni 60 per consentire la realizzazione dello Sdo, il Sistema direzionale orientale, una sorta di città dei ministeri.
La legge prevede che un esproprio venga effettuato per una finalità specifica. Se la finalità cambia, esiste l’ipotesi che il vecchio proprietario impugni il provvedimento per riavere indietro i terreni. Ma dopo un’attenta analisi, gli esperti hanno valutato di poter difendere il progetto anche davanti a una causa perché sarebbe scaduto il termine di 10 anni entro il quale il proprietario avrebbe dovuto chiedere la restituzione dell’area. (…)
Per il resto è prematuro prevedere il design dello stadio, dal momento che l’architetto a cui sarà affidato il progetto verrà selezionato attraverso un bando, né si conoscono ancora i finanziatori che sosterranno la famiglia Friedkin nel lungo viaggio verso l’inaugurazione. Di sicuro non sarà uno stadio piccolo: Berardi ha spiegato che conterrà più o meno gli stessi spettatori dell’Olimpico, quindi non meno di 65.000.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida
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