Strada in salita per lo stadio della AS Roma. Dopo lo stop arrivato venerdì dall’assessore all’urbanistica Paolo Berdini che ha chiesto modifiche al progetto presentato in Campidoglio il 30 maggio scorso. Un piano da 1,6 miliardi di investimenti privati, opera di proprietà di Eurnova srl-Gruppo Parnasi e Stadio Tdv spa, società del presidente giallorosso James Pallotta che costruirà e gestirà il nuovo impianto. Lo stadio che dovrebbe sorgere a Tor di Valle nell’area dell’ex ippodromo, autorizzato dalla Giunta di Ignazio Marino, ha sollevato molti dubbi tra gli esponenti del Movimento 5 Stelle dal giugno scorso alla guida del Campidoglio. Meno cubature o si sceglie un’altra area ha detto Berdini durante l’audizione al consiglio regionale del Lazio. «O la Roma rinuncia a 220 milioni di progetto che non ci servono oppure pensi a un’area diversa da Tor di Valle», ha chiarito l’assessore grillino specificando che si può «tornare in conformità del piano, che prevede 63 mila metri quadri». Forti i dubbi sull’interesse pubblico di alcune opere. «Questo progetto – ha spiegato Berdini – porterà un beneficio nelle casse di qualcuno ma non in quelle del Comune. La città sta sprofondando nei debiti e questa urbanistica ci riporta nel baratro.
Se la Roma rinuncia a tutto questo siamo ben felici e io posso firmare una cambiale adesso. La Roma può comunque fare una zona commerciale con volumetrie pari a due Hilton». Dichiarazioni ben diverse da quelle rilasciate lunedì scorso dal vicesindaco Daniele Frongia che segue direttamente il dossier. «Proponenti e Campidoglio hanno un obiettivo comune – ha spiegato Frongia al termine dell’incontro, il primo dell’era Raggi – che è quello di portare avanti il progetto dello stadio. Continueremo a lavorare insieme sempre nel rispetto dei tempi della conferenza dei servizi» . Il prossimo appuntamento venerdi 25 novembre. Intanto il procedimento amministrativo è in corso, la Conferenza dei servizi avviata. Resta l’impegno del Comune ad adottare la variante urbanistica al Prg, passo indispensabile per il via libera al progetto. Entro il 17 dicembre, aveva annunciato la rappresentante del Campidoglio in Conferenza servizi. «Abbiamo tempo fino 3 febbraio», ha invece replicato Berdini. Insomma il Campidoglio prende tempo e la partita si complica. «Decideremo entro il 6 marzo» ha confermato l’assessore regionale alla mobilità Michele Civita. «Il problema non sono le cubature – ha chiarito Civita – lo stadio deve ospitare 60mila persone e avere infrastrutture e servizi adeguati.
Stiamo verificando sul campo la nuova conferenza dei servizi e entro il 6 marzo in ogni caso decideremo». Il confronto tra Campidoglio e rappresentanti della società giallorossa continua. Sottotraccia. Nessun commento ufficiale dalla AS Roma alle parole di Berdini. «Vedremo se c’è da fare qualche modifica al progetto che comunque non andrà ad interferire col procedimento amministrativo che va avanti» aveva chiarito il dg della squadra , Mauro Baldissoni dopo l’incontro in Campidoglio. Ma se le modifiche chieste da Berdini si tramuteranno in atti , il rischio è che si debba ripartire da zero. Il sogno dello stadio potrebbe trasformarsi così in un incubo per i tifosi giallorossi. E per il Comune che rischia di dover pagare un risarcimento danni pesantissimo. Durante la Giunta Marino nel 2014, l’assemblea capitolina ha autorizzato l’opera con delibera che ne riconosce il pubblico interesse. Dal 2012 ad oggi sono stati 60 i milioni spesi per costi progettuali. Senza dimenticare l’effetto dell’opera sull’economia di Roma: l’università la Sapienza stima un incremento del Pil per la provincia di 5,7 miliardi dopo 3 anni e 18,5 miliardi dopo 9 anni. Con 5.500 posti di lavoro in più.