Quest’anno il campionato è particolarmente avvincente perché, settimana dopo settimana, continua a contraddirsi. Una stagione ricca di brutte figure per chi cerca di prevedere gli andamenti delle varie squadre, l’analisi a posteriori è sempre ovvia, “Non poteva che finire così“, salvo aver sostenuto l’esatto contrario soltanto due partite prima. José Mourinho, per esempio, ha tenuto sabato a Bergamo una lectio magistralis infilando la Roma più energetica della sua gestione.
Il risultato, un rotondo 4-1 esterno, non era atteso: soltanto una settimana prima la squadra di Gian Piero Gasperini era sembrata l’alternativa più credibile alla favorita Inter, Mourinho invece era giudicato ormai “bollito”. Mentre si discuteva di lui, anche sollecitati da alcune prove deludenti, lo Special One lavorava. In pubblico la difesa della squadra, attento a non urtare il club ma subliminale nell’incessante richiesta di rinforzi, nel privato la ricerca di soluzioni.
Un lavoro tattico esemplificato dal pressing che ha impedito all’Atalanta qualsiasi passaggio tranquillo, e un lavoro psicologico sulle sue stelle inconsapevoli, sfiduciate o ancora work in progress: a Bergamo sono esplose tutte assieme ed è arrivato, col grande risultato, il memento a non dimenticare mai che, nel calcio e non solo, in ogni momento fotografiamo una realtà già vecchia.
FONTE: La Repubblica – P. Condò