Dzeko continua a segnare È già arrivato a quota 12 – Dopo i 10 gol in campionato è arrivata la prima doppietta di Edin Dzeko in Europa League. Spalletti ha fatto bene a schierarlo titolare per la prima volta nella competizione perché la Roma è andata sotto al secondo minuto e il bosniaco ha immediatamente segnato l’1-1. Poi è entrato nell’azione del 2-1, gentile regalo della coppia Hadzikic-Martschinko, e ha chiuso i conti con il 3-1. Gli stenti della stagione scorsa, quando Edin segnò in tutto 10 gol, sono definitivamente alle spalle.
La migliore di Bruno Peres in versione «Pendolino» – L’assist per il pareggio di Dzeko e tante buone iniziative sulla fascia destra. Bruno Peres ha giocato la sua miglior partita da quando è alla Roma, dando un segnale molto importante: con Florenzi fuori causa, per mesi, l’apporto del terzino brasiliano è fondamentale. L’ormai famosa difesa «a tre e mezzo» voluta da Spalletti può farlo rendere al meglio: ogni volta che la Roma entra in possesso di palla, Brunetto deve salire immediatamente e diventare, a tutti gli effetti, un centrocampista offensivo.
Juan Jesus non convince nemmeno da centrale – Da terzino sinistro è fuori ruolo, ma da difensore centrale – anche se in una difesa a tre – dovrebbe dare più garanzie. E invece Juan Jesus cade sempre nello stesso errore: si fa prendere alle spalle dal «taglio» del suo avversario. È così che è nato il vantaggio degli austriaci: Venuto lo ha sorpreso in profondità e ha messo al centro il cross vincente per Kayode. Simbolo di una difesa che ha preso 5 gol da una squadra modestissima. Il riscatto obbligatorio a 10 milioni per ora sembra un affare per l’Inter.
Alisson vittima della ruggine deve andare a giocare – È una legge vecchia come il calcio: il portiere ha bisogno di essere impiegato con continuità. La ruggine è il suo peggior nemico. Così Alisson «buca» il cross che porta al gol dell’Austria Vienna al 2’, anche se poi non si perde d’animo e, soprattutto nella ripresa, chiude le rare iniziative degli austriaci. Al mercato di gennaio è d’obbligo trovargli una sistemazione in prestito: per non fargli perdere il posto nella nazionale brasiliana ed evitargli la «saudade».