La dipendenza da Edin Dzeko è un concetto che travalica l’ordine realizzativo. Mai alla fine di un girone d’andata Dzeko aveva segnato così tanto, 13 gol, nemmeno ai tempi dei 26 di Wolfsburg, con tanto di Bundesliga vinta in omaggio. Ma quello che colpisce è il resto: anche quando non segna, Dzeko è praticamente insostituibile per il gioco della Roma. Non a caso, come si legge nella tabella, è il giocatore che Spalletti ha più utilizzato nella rosa appena dopo Radja Nainggolan. Gli altri grandi centravanti del campionato, da Higuain a Icardi, da Bacca a Immobile, sono feroci all’interno dell’area di rigore ma se non producono gol non sono altrettanto proficui per la squadra.
DENTRO – Dzeko invece è un po’ numero 9 e un po’ numero 10, una prima o una seconda punta, con il fisico da bomber e i piedi da trequartista. Tiene su la Roma nei momenti di difficoltà, ripiega a contenere gli assalti altrui sui calci piazzati per sfruttare la stazza in area, manda con disinvoltura in porta Nainggolan o Perotti, e poi non sbaglia mai i movimenti che gli consentono di trovarsi nella posizione migliore per calciare: a Genova ha sbattuto prima contro il povero Perin, miracoloso e sfortunato nel gesto harakiri di inizio partita, e poi contro il quarto palo del suo campionato, bruciando sul tempo Burdisso sul cross di Nainggolan.
CRESCITA – In estate sarebbe stato difficile pensare che Dzeko diventasse così importante per la Roma. «Ho imparato ad andare negli spazi, dietro alla linea difensiva» raccontava con un sorriso nell’albergo di Boston che ospitava la tournée della squadra, che aveva deciso di seguire nonostante la separazione dall’amico Pjanic e nonostante le critiche durissime ricevute dai tifosi. «Ma avevano ragione loro, quello che si è visto nella scorsa stagione non era il vero Dzeko» ha ammesso con candore nelle scorse settimane. Del resto le bocciature del popolo e dei media non lo hanno mai infastidito. Gli dava più noia leggere e ascoltare i giudizi di certi ex calciatori della Roma che commentavano senza pietà i suoi errori, senza riconoscerne l’impegno in allenamento e in partita.
RIFIUTO – Acqua passata, comunque. A luglio, prima di cominciare il ritiro di Pinzolo, Dzeko non era convinto di rimanere. Ma dopo un colloquio con i dirigenti e con l’allenatore ha capito che la musica sarebbe cambiata, perché Spalletti puntava sul suo rilancio. Dopo un faticoso lavoro effettuato in vacanza, con perdita della massa grassa in eccesso, Dzeko si è presentato al via della nuova stagione tirato a lucido e già dalle prime amichevoli ha segnato gol a ripetizione. A quel punto ha abbandonato ogni tentazione esotica, a cominciare da un club cinese che gli avrebbe offerto uno stipendio tre volte superiore ai 4,5 milioni che fattura a Roma. E adesso i tifosi ringraziano la prosecuzione di un matrimonio che ha superato la fase critica per vivere un nuovo innamoramento.