La giunta capitolina «formula il seguente indirizzo: all’assessore all’Urbanistica e infrastrutture di Roma capitale di avviare tutte le attività finalizzate all’approvazione del progetto del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle». Seppur infarcita di “burocratese”, la frase è sufficientemente chiara, contenuta all’interno di una “memoria di giunta” approvata lo scorso 16 settembre. Un atto firmato dallo stesso assessore all’Urbanistica Paolo Berdini che, in qualche modo, vincola la giunta Raggi ad andare avanti su una delle infrastrutture private più importanti degli ultimi anni: la nuova arena di proprietà della Roma che dovrà sorgere nel quadrante sud ovest della città.
Quando mancano due settimane all’avvio della Conferenza dei servizi in Regione, sembra questo «l’indirizzo politico del M5S», come ha detto ieri proprio Berdini, finito nel mirino di architetti, esperti di urbanistica e storici dell’arte, alcuni dei quali a lui molto vicini. Da Salvatore Settis a Tomaso Montanari, da Edoardo Salzano a Vezio De Lucia, la contestazione mossa all’amministrazione è che «lo stadio della Roma è un cavallo di Troia, una mastodontica speculazione edilizia che in campagna elettorale il M5S aveva decisamente contestato». Ora, però, dopo il No alle Olimpiadi, l’intenzione sembra quella di andare avanti, magari riducendo le cubature del progetto. Lo dice la memoria di giunta di un mese fa che, se da un lato incarica Berdini di «avviare tutte le attività finalizzate all’approvazione» del nuovo stadio, dall’altra vincola il riconoscimento dell’interesse pubblico dell’opera a quanto emergerà in sede di Conferenza dei servizi. Solo lì sarà possibile, si legge, «configurare per intero e in forma definitiva i caratteri del progetto e delle opere di allaccio e mitigazione, i caratteri della variante e di conseguenza il permanere dei profili di interesse pubblico che saranno confermati o meno da un atto del medesimo organo che si è già espresso». E cioè, l’assemblea capitolina che, ai tempi del sindaco Ignazio Marino, ha dato il primo via libera al progetto, valutandone il carattere di pubblica utilità, alla luce anche delle opere pubbliche che andranno costruite per agevolare la mobilità.
Ieri Berdini, per rispondere ai suoi colleghi urbanisti che criticano la giunta per non aver «revocato, come ci si aspettava, la deliberazione di pubblico interesse», sottolinea che «da parte dell’amministrazione di Roma Capitale sullo Stadio dell’As Roma non c’è nessun riconoscimento dell’interesse pubblico. Stiamo lavorando per attuare l’indirizzo programmatico del M5S». Precisa poi che «partecipare alla conferenza dei servizi – ha spiegato Berdini – è un atto doveroso. È dovere dell’amministrazione partecipare ai provvedimenti che sono stati incardinati dalle amministrazioni precedenti». Per adesso, insomma, l’assessore gioca a carte coperte. Ma adesso sono in tanti, anche dentro all’M5S a scommettere che lo stadio della Roma, alla fine, vedrà la luce.