Avete certamente notato come l’inizio di Campionato impatta nel nostro quotidiano, nella vita di tutti i giorni. Infatti, il collega d’ufficio, tifoso di una squadra contraria della nostra, che per molti mesi ha trovato un modus vivendi, improvvisamente diventa il nemico della scrivania accanto. Questo vuol dire battute, sguardi, gioco di rimessa con altri eccetera. Ma anche un parente, un cugino, uno zio di una squadra contraria alla nostra, di colpo e per tutto il Campionato, diventa un avversario. Decisamente intrattabile dalla domenica a tutto il lunedì e ciò impedisce i consueti festeggiamenti delle famiglie.
Con le mie orecchie ho sentito dire di un inquilino del terzo piano da parte di altri due condomini: “Ecco, è arrivato il romanista”. In altri tempi si sarebbe detto: “È arrivato il venditore di pentole“, oppure: “Chiama un po’ l’imbianchino“. Solo di rado il Campionato crea motivi d’incontro, di affezione, quasi un ritrovarsi. Questo accade in circostanza diverse. Ad esempio, se ambedue le squadre dei colleghi di lavoro hanno avuto successo se le medesime hanno avuto un pessimo arbitraggio. Sembra poco ma non lo è in quanto la vita è fatta di vicini di casa, di parenti, di colleghi di ufficio. Si potrebbe anche dire: per non avere queste seccature, saresti disposto a rinunciare al Campionato di calcio? Alla domanda sentiremo un “No” forte come un tuono. Perciò, ogni cosa ha il suo lato fastidioso. Il Campionato ha questo.
FONTE: Il Corriere dello Sport – M. Costanzo