Compito per casa, stadio Olimpico di Roma, ore 12.30, Roma-Parma, svolgimento, due punti: prendetene tre. Punto. Qualcosa come Squid Game, come 1-2-3 stella nel senso di sopravvivenza calcistica, perché di stelle non è proprio il caso di parlare. Non ce ne sono in campo, non se ne intravedono all’orizzonte: bisogna chiedere di portare a casa il pane quotidiano in questa domenica di pranzo, manco le pastorelle. Quelle speriamo dopo. Non è aria adesso. Non è drammatica perché mancano una ventina di partita, ma se non vinci questa diventano drammatiche le prossime, contro Milan e quelli.
Qualcosa tipo Foggia o Bergamo per chi sa, certo mancherebbe troppo e la Roma è troppo forte (sì, ma quando l’ha dimostrato in venti partite quest’anno?) e vincerà, ma chi si ricorda Foggia e Bergamo, e anche l’Atalanta a fine 70 sa che sono sensazione che è proprio meglio non iniziare nemmeno a provare. Soprattutto se ti ricordi le poche volte che le hai sentite: non sei, non siamo, non dobbiamo abituarci a questa mediocrità. (…)
Perché poi al di là di chi teme qualcosa di nemmeno nominabile e di chi proprio non ci pensa e trova solo offensivo immaginare una Roma in lotta per non sprofondare, di sicuro credo che tutti siano d’accordo su ridare proporzioni di decenza e dignità a una classifica che è come la squadra: inguardabile. Però mo basta.
Lo sappiamo è stato sbagliato pressoché tutto dopo Budapest, ma oggi i 62.000 che vengono a mezzogiorno e mezzo (altro che di fuoco) a vivere un duello con se stessi innanzitutto, e le proprie emozioni, oltre aver compiuto un atto (d’amore) che solo da queste parti succede, si stringessero se possibile come fossero 620.000 attorno alla squadra. Diventiamo uno.
Oggi la Roma va aiutata, presa in braccio o a cavacecio e portata là dove c’è scritto 19 in classifica. Questo Roma-Parma oltre a ricordare il giorno dei giorni (o come sarebbe facile tracciarne la traiettoria e le differenze da quel giugno di sole con i gol che avevano l’oro in bocca, e questo inverno buio pure a mezzogiorno) che è stata l’ultima partita di De Rossi in quella che sembrava essere stata anche l’ultima di Ranieri e invece oggi ha il sapore della sua prima vera all’Olimpico, visto il peso che ha, in un cortocircuito da metaverso a cui abbiamo assistito a settembre, è solo un Roma-Parma da 16 punti contro 15 in classifica.
È per questo che è la più importante di tutte. E’ da romanisti oggi. Dovrebbe essere da romanisti sempre, ma oggi lo è sicuramente. Qualunque Roma-Parma ci sia stata, qualsiasi significato abbia avuto, niente ha più significato di quello che ci definisce: starle accanto quando ne ha bisogno. (…)
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci