Dalla Romantada a Tirana, passando per Manchester e arrivando fino a Salisburgo. Il navigatore europeo giallorosso ha ormai deciso da anni di impostare una rotta di altissimo livello fuori dai confini nazionali, scegliendo mete di altissimo richiamo e prestigio. Le difficoltà domestiche nel tornare ad essere tra le prime quattro forze del campionato sono state spazzate in campo europeo dove la Roma è stata assoluta protagonista.
Una Champions League che doveva finire, da pronostico, ai gironi visto la presenza di Atletico Madrid e Chelsea: alla fine furono i giallorossi a dominare la prima fase, accedendo da outsider alla fase ad eliminazione diretta. Prima lo Shakhtar, poi la magica notte della Romantanda, con una rimonta ai danni del Barcellona che rimarrà nella storia del club giallorosso, fino al doppio confronto con il Liverpool in semifinale. Una Roma forte, viva e orgogliosa, pronta a scrollarsi di dosso l’etichetta di vittima sacrificale nell’Europa che conta.
Dalla Champions all’Europa League, la Roma di Fonseca sfiora l’accesso alla finalissima dopo un percorso netto e esaltante. Sempre lo Shakhtar sul cammino dei giallorossi, il doppio sofferto confronto con l’Ajax prima di incontrare il Manchester Utd: 45 minuti di gioco dove il sogno di giocare la finale svanì sotto i colpi dei Red Devils.
Un trofeo che aspettava di incidere sul proprio albo il primo nome della sua storia, l’apertura di un ciclo nuovo e di storie di calcio tutte da vivere. Un girone altalenante, con l’umiliazione sul campo del Bodø/Glimt, prima del riscatto nella magica notte dell’Olimpico. Lì il clic mentale che trasformò l’approccio della Roma di Mourinho alla competizione: smise di partecipare, iniziò a giocare per vincerla. La prova di forza con il Leicester, un capolavoro di tattica e accortezza nella finalissima di Tirana, a riportare nella bacheca un torneo internazionale dopo oltre 60 anni. (…)
PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO CLICCARE QUI
FONTE: Il Romanista – A. Di Carlo