Che i loro destini fossero incrociati lo si era intuito già 12 anni fa, nel 2005, quando le loro strade si erano sovrapposte. Delneri stava vivendo il suo inferno personale a Roma, Spalletti godeva nel paradiso di Udine. In quella stagione, 2004-05, si incrociarono una sola volta, il 10 novembre 2004, con l’Udinese che sbancò l’Olimpico per 3-0 (doppietta di Iaquinta e sigillo di Pizarro). «Mai così male», disse Delneri, con il presidente Franco Sensi colto da malore sugli spalti, un po’ per il freddo un po’ per lo spettacolo indecente.
I RICORDI – Quella stagione per Delneri si chiuse in anticipo, a marzo, dopo che era iniziata in ritardo, a ottobre, subentrando a Voeller. In tutto 6 mesi «che mi portarono a un passo dalla depressione, l’ambiente si aspettava risultati non consoni alla squadra», come ha ammesso tempo fa. Spalletti, invece, alla fine chiuse 4°. Un paradiso, appunto. Tradotto, la prima Champions friulana. Spalletti però non la disputò (l’Udinese di Cosmi superò lo Sporting nei preliminari, per uscire poi ai gironi), in estate sbarcò nella Capitale. «Rivedo molto di quella squadra nella Roma di oggi — dice — Lì c’erano uomini veri, come qui. Gente come Muzzi, Giannichedda, Pinzi, Fiore, Sottil, Sensini e De Sanctis. Una squadra bellissima, capace di andare sempre al di là delle proprie possibilità e dei traguardi obiettivi per l’Udinese. Esattamente come questa Roma». Di fatto, quello fu quasi un passaggio di testimone, anche se dopo le dimissioni di Delneri («Un errore che oggi non rifarei: giocavo con Totti, Cassano, Montella e Mancini, ma i problemi erano in difesa», ha detto un paio di mesi fa il tecnico di Aquileia) sulla panchina giallorossa ci fu l’interregno di Bruno Conti.
LA SOFFERENZA – Oggi si ritroveranno ancora. Proprio come lo scorso anno, quando il Verona impose il pari casalingo alla prima Roma dello Spalletti 2.0. Destini incrociati, appunto, anche perché con quei due punti in più la Roma avrebbe chiuso seconda, sbarcando nella Champions, senza dover passare dai preliminari (persi) con il Porto. «La ricordo quella partita, l’avessimo vinta… — continua Spalletti — Delneri è un grande allenatore, da cui abbiamo preso tutti molto. L’ha sempre messa sulla battaglia, sulla velocità, sui ribaltamenti continui. Pochi tatticismi e difesa alta, sempre a rischio di imbarcate per le sue scelte, ma con grande coerenza. Anche ora ti toglie il fiato, ti stuzzica e ti salta addosso per fare la partita». Anche se Spalletti spera soprattutto che sia la Roma a saltare presto addosso a qualcuno, per rinforzare la squadra. «Juventus e Napoli hanno come numeri qualcosa in più di noi. L’ho già detto, a ma la squadra sta bene così, non chiedo nulla. Ma se resteremo questi è evidente che ci sarà un momento in cui saremo destinati a faticare, dovendo giocare 11 gare in 40 giorni. Alzerei la voce se capissi che la società opera per racimolare soldini e metterli sotto il materasso. Ma so che ci sta mettendo tutto quel che può per trovare una soluzione e sopperire a queste difficoltà».
DI PARI PASSO – Difficoltà che Delneri punta a creare alla Roma, iniziando da Nainggolan. «Abbiamo schermato Banega e prima i trequartisti di Samp e Genoa, troveremo anche questa volta la soluzione giusta — dice l’allenatore dell’Udinese — Roma per me è stata una tappa importante, anche nelle sue negatività mi ha lasciato dentro delle cose. Spalletti? Siamo cresciuti di pari passo, lo stimo molto. È un grande allenatore, che ha conseguito risultati importanti. Basta vedere la rinascita di Dzeko. Cosa gli ruberei? Forse solo qualche anno di età…». Già. E forse anche qualche incrocio in più. O in meno. Come quello di quei destini lì, quelli di 12 anni fa…