I laziali i derby li vivono come fossero un domino. Una dopo l’altra tutte le tessere cadono. Ognuna con un racconto proprio, intimo, personale. Il derby è così. Alla storia va solo il risultato finale, che è generato o genera tante storie di contorno. Il derby del 6 gennaio del 2005 verrà ricordato come quello di Di Canio. Il suo ritorno, il suo gol sotto la Sud. Quella però fu anche la partita dei gemelli Filippini, Antonio ed Emanuele. A fine partita Del Neri, all’epoca tecnico della Roma, lamentò l’eccessivo impeto dei due: «Giocavano a rugby». Ne pagarono entrambi le conseguenze in seguito. «Finita la stagione ci ritrovammo tutti insieme a Palermo — ricorda oggi Antonio —. Sia io che Emanuele avevamo fatto un’ottima stagione e speravamo di esser confermati dai rosanero. Del Neri però si oppose alla nostra permanenza, andammo a Treviso».
IL POKER – Stagione 1997-98. La migliore per quel che riguarda i derby per la Lazio. Alla fine furono quattro su quattro. Quello vinto con maggior fatica è il terzo, valido per il ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia. Viene ricordato come il derby di Gottardi, decisivo fu però Rambaudi. Guadagnò il rigore dell’1-0, e, dopo l’ennesima cavalcata sulla fascia e un accenno di crampi venne sostituito. Al suo posto, a metà secondo tempo, entrò proprio Guerino che all’ultimo segnò il 2-1 sfruttando la stanchezza degli avversari. «Eravamo abituati a vincere — ricorda Rambaudi —, eravamo superiori. Per noi batterli era normale, era la prassi. La squadra di oggi ricorda la nostra per la sua unità di gruppo».
ATTUALITÀ – Dopo oltre 3 anni senza vincere (l’ultimo successo è quello del 26 maggio) la Lazio ha voglia di tornare ad imporsi. «Sono fiducioso — ammette Antonio Filippini —, perché la Lazio attacca bene pure quando si difende: in contropiede infatti è pericolosissima». La vede così anche Stefano Fiore: «La Roma quest’anno fatica a mantenere la concentrazione, e questa sfida si vince di nervi». La storia più bella fra quelle che comporranno il derby potrebbe scriverla Cataldi, il più esperto fra i romani biancocelesti: «Credo che darebbe una grande carica alla squadra se lui, Lombardi e Murgia facessero il discorso alla squadra nel pre-partita — spiega Emanuele Filippini —. Noi avevamo Di Canio che aveva un carisma unico, ma sono convinto che loro trasmetterebbero ai compagni emozioni speciali, emozioni che solo chi è laziale può conoscere». Sarebbe una fantastica prima tessera del domino.
IN GIRO PER IL MONDO – Ma il derby lo vivranno e lo vedranno anche dall’altra parte, dal caldo di Dubai al freddo di Bolzano, passando per il vento di Roma: sarà lì il derby di Giuseppe Giannini, Abel Balbo, Max Tonetto e Giovanni Cervone. Chi col fuso orario, chi in diretta, alle 15 ora italiana sintonizzati davanti alla tv, peccato solo che l’Olimpico non offrirà lo spettacolo del passato sugli spalti. Tutti tiferanno Roma, tutti hanno la loro ricetta per non fallire l’appuntamento. «L’importante — spiega Giannini, rispondendo al telefono dagli Emirati — sarà non giocare il derby già questa settimana, ma soltanto domenica prossima. La Lazio è una buona squadra, noi siamo più forti, se i giocatori riusciranno a mantenere la testa lucida hanno tutte le carte in regola per far bene. Il segreto è proprio questo: mantenere freddezza e avere la testa distaccata fino a un’ora prima. Se ci si arriva con una settimana di partite già giocate è un problema». Di testa parla anche Abel Balbo, da Bolzano dove si è trasferito per seguire la figlia Chiara, 13 anni, promessa del pattinaggio: «La Roma sta bene ed è in salute, senza dubbio può farcela anche se con il Pescara non ha giocato benissimo. Nel derby però moduli e schemi contano fino a un certo punto, serve vincere e basta e per farlo bisogna farsi trovare pronti nei momenti chiave perché partite così sono decise quasi sempre da episodi. In sostanza: se si sfrutta il momento giusto poi tutto diventa più facile». Da un attaccante a un difensore, per Max Tonetto l’importante sarà «concedere meno rispetto alle gare con Pescara e Atalanta perché ti vai a scontrare con una formazione ben organizzata. E questa è la prima cosa da valutare, indipendentemente dal fatto che sia un derby. Nelle ultime due partite c’è stato qualche passo indietro, ma poi con la Lazio si azzera tutto, anche se essendo alta classifica non è vero che i valori tecnici si annullano. Poteva succedere con lo stadio pieno, non adesso».
UOMINI CHIAVE – Ecco perché, ribadisce anche Giannini, «non conta nulla il fatto che siano loro a giocare in casa. Per la Roma sarà come tutte le domeniche in cui è all’Olimpico». Secondo Giovanni Cervone, che era in campo con Giannini quel 27 novembre 94 quando Balbo, Cappioli e Fonseca schiantarono la Lazio, le due squadre «stanno facendo bene, ma non benissimo. La Roma è più definita, ha più giocatori importanti, credo che sia favorita. Dovrà però fare bene, anzi meglio, in mezzo al campo, perché è sempre lì che si decidono le partite. Gli uomini chiave potranno essere Felipe Anderson e Dzeko, ma alla fine nel derby conta davvero il singolo? Secondo me no…».