Prendersi tutto il pacchetto e andare avanti da solo. Dopo l’inchiesta e gli arresti di Parnasi&Co., il presidente della Roma James Pallotta ha iniziato a rivedere la strategia finanziaria per portare avanti il progetto Stadio. E a breve, salvo ulteriori scossoni giudiziari e rallentamenti burocratici si troverà di fronte a un bivio: Eurnova, gestita ora dal nuovo Ad Giovanni Naccarato, venderà i terreni di Tor di Valle con tanto di progetto approvato in via definitiva al miglior offerente. Pallotta è interessato all’acquisto, contando sull’appoggio del suo fondo Raptor e di altri investitori americani pronti ad appoggiarlo. Ma deve guardarsi da altri quattro-cinque potenziali rivali interessati al business dello Stadio: tra questi i gruppi italiani Gavio e Girondi, uno riconducibile all’Oceania e l’altro all’estremo Oriente.
Le trattative potrebbero entrare presto nel vivo e anche per questo Pallotta, costretto a rinviare il suo bliz in Italia, ha convocato a Boston tutti gli Stati generali dell’As Roma. Il direttore generale Mauro Baldissoni lo ha raggiunto ieri, tra domenica e lunedì sarà il turno del COO Fienga e del nuovo responsabile delle entrate Francesco Calvo. In arrivo anche il ds Monchi. Tra le varie questioni oggetto del meeting americano c’è il progetto Stadio. Oltre valutare l’acquisto del pacchetto in mano a Eurnova – che Parnasi prima dell’arresto aveva promesso al gruppo Dea per circa 200 milioni di euro. La nuova deadline per superare gli ultimi scogli burocratici è la metà del 2019: oltre non si può andare. Tra gare d’appalto per le opere pubbliche, avvio de cantieri avvio dei cantieri e lavori passerebbero almeno tre anni per vedere lo stadio costruito. Di tempo se ne è perso già troppo, Pallotta ha investito 70 milioni per la sola progettazione, ora ha fretta di chiudere. Magari spendendo più del previsto, ma restando il solo proprietario di tutto.