Quaranta giorni per cambiare il presente e, forse, riscrivere il futuro. Evan Ferguson ci arriva con la caviglia finalmente guarita, con il broncio di chi sa di non aver ancora lasciato un segno e con la voglia feroce di chi non ha più tempo da perdere. Domani, contro la Cremonese, si apre il suo conto alla rovescia: nove partite da affrontare come un forsennato, nove battaglie da attaccante vero, per segnare, creare e – soprattutto – convincere.
Convincere chi? La Roma e Gasperini. Di cosa? Che il prestito non va interrotto a gennaio, che lui può essere utile, importante, magari decisivo almeno fino a giugno. Perché il rumore di mercato è forte e chiaro: i giallorossi stanno spingendo per Zirkzee, ai margini del Manchester United e tentato da un ritorno in Serie A. Un colosso moderno, capace di fare la punta ma anche di muoversi tra le linee. Una concorrenza potenziale che rischia di schiacciare chi, come Ferguson, ha sì fisico e manovra, ma fin qui è mancato nella cosa più semplice e più difficile del mondo: fare gol.
E i numeri, impietosi, lo confermano: zero reti in dieci presenze tra campionato ed Europa League, una media di due tiri a partita, un xG totale da 0.50. Roba da fantasmi più che da centravanti. Ed è proprio qui che nasce la sua sfida. Perché Ferguson è un nove pesante, uno che sa tenere palla, difenderla, far salire la squadra. Ma adesso deve diventare – finalmente – un nove che la butta dentro. La prova del nove dell’irlandese riguarda le sfide contro Cremonese, Midtjylland, Napoli, Cagliari, Celtic, Como, Juventus e Genoa.
Il bilancio si farà alla fine di questo tour de force che chiuderà il 2025 della Roma e quello del centravanti. Il suo arrivo in prestito dal Brighton aveva acceso inizialmente l’entusiasmo: buon lavoro in ritiro, amichevoli convincenti, due partite di campionato soddisfacenti con conclusioni pericolose e un assist a Pisa, Poi il blackout. (…)
Gasperini adesso guarda e valuta. Questa mattina l’ultimo allenamento, quello che può davvero spostare l’ago della bilancia. Il tecnico non ha ancora deciso se dargli una maglia dal primo minuto o se partire con l’attacco mobile, senza punti di riferimento: l’idea Soulé–Baldanzi resta sul tavolo. Ma tutto dipende dall’irlandese. Dalla sua faccia, dalla sua cattiveria, dalla sua fame. (…)
Il gol in un club gli manca da oltre un anno. Un’eternità, per uno che di mestiere deve rompere reti e togliere il sonno ai difensori. Con la nazionale ha ritrovato un minimo di serenità – tre gol nelle ultime quattro partite – ma ora deve fare il salto vero, quello che conta: portare quelle sensazioni dentro la Roma. Quaranta giorni per rifarsi una reputazione. Quaranta giorni per dimostrare che non è un comprimario di passaggio. Quaranta giorni per diventare, finalmente, il Ferguson che tutti si aspettavano. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi











