Quel gol (di Shomurodov) in tre partite non si può nemmeno associare alla solitudine dei numeri primi, perché “1” non ne fa parte. Sta lì, malinconico, aspettando di essere superato.
De Rossi non appare preoccupato, chissà cosa ne pensa Dovbyk. Perché se un attaccante non segna, i fari si accendono automaticamente su di lui. Vai poi a spiegare che in tre partite l’ucraino ha forse ricevuto un pallone giocabile, con il quale ha colpito una traversa a Cagliari.
I Torquemada dei social hanno già emesso le loro sentenze. (…) Tempo al tempo, quindi, anche perché la fiducia di De Rossi è totale: «Insieme a Savio, è stato l’artefice principale della cavalcata del Girona. È un giocatore importante dal punto di vista realizzativo, ma anche per la profondità e lo spazio che ci dà alle spalle della difesa avversaria. Ci può aiutare a tenerci più corti e a respirare quando ci troveremo in difficoltà. Segnerà tantissimo».
Quello del gol è un problema che De Rossi, dopo un avvio sfolgorante, continua a portarsi dietro. (…) Dovbyk va servito in profondità per sfruttarne la velocità e lo strapotere fisico oppure con cross che arrivino dal fondo, possibilmente sul secondo palo. In tre gare, è uno scenario che non si è mai materializzato.
L’impressione, anche se il tecnico su questo punto non è d’accordo, è che l’ucraino fatichi a giocare alla Lukaku. Romelu è capace, spalle alla porta, di far salire la squadra. Artem fa molta più fatica. Anche in fase difensiva, i due sono diversi: l’ucraino aiuta poco in pressing. Non è nemmeno il tipo di centravanti che s’inventa il gol o si costruisce l’occasione da solo ma è un semplice, grande e letale finalizzatore. Tradotto: ha bisogno che la squadra, attraverso la manovra, lo metta in condizione di segnare.
FONTE: Il Messaggero