Il viaggio per l’Europa è cominciato. Anche se soltanto metaforicamente. No, non c’entrano le convocazioni dei romanisti nelle nazionali: in bocca al lupo a tutti e dodici, ma gli affari che ci riguardano restano dipinti di giallo e rosso; colori diversi da quei due sono confinati sulla tavolozza di ognuno soltanto per pennellate fuori cornice. Puri sfoghi personali al di là di un bene più grande perché comune: la Roma.
E al rientro dalla libera uscita ci sarà da trottare, fra i confini e oltre. Fra i 23 della lista consegnata alla Uefa, frutto anche dello sprint finale di mercato, c’è chi ha già sollevato il trofeo da protagonista e magari è in grado di trasmettere agli altri la necessaria personalità per volare nella competizione internazionale. Alle porte e alla portata.
L’Europa League non solo può, ma deve essere un obiettivo stagionale. Prevedibile l’obiezione dei Dispensatori di Svilimento in Servizio Permanente Effettivo: «Vuoi mettere il fascino della Champions, gli introiti (che poi suggestioni e ricavi finanziari fanno quasi ossimoro), la musichetta e tutto il resto?».
No. Cioè, sì. Anche un bambino comprenderebbe la differenza fra la competizione da nababbi e l’altra in subordine, che è più o meno quella che passa fra ballo delle debuttanti in alta società e festicciola di periferia. (…9
FONTE: Il Romanista – F. Pastore