Oltre trentasei ore di lavoro, una fatica immane. Tanto si è lavorato sul contratto di Paulo Dybala, al netto ovviamente delle ore di sonno tra un giorno e l’altro. Ma alla stesura di quello che è stato a tutti gli effetti uno dei contratti più elaborati della storia giallorossa. Si è iniziato a lavorarci su lunedì pomeriggio, per arrivare poi a dama solo mercoledì in tarda mattinata. Con reciproca soddisfazione, questo è evidente, ma anche con una discreta stanchezza, di quelle che però ti rendono felici.
Per la Roma ci ha lavorato soprattutto Maurizio Lombardo, che poi è proprio l’uomo dei contratti in casa giallorossa, mentre per Dybala ogni cosa veniva trasferita da Antun (l’agente) e Novel (il responsabile marketing) a Luca Ferrari, l’avvocato di fiducia della Joya.
È stato un contratto lunghissimo ed articolato, vissuto sui rimbalzi di un quadrilatero nato tra Albufeira, Milano (dove ha la sede Whiterwolrdwide, lo studio per cui lavora Ferrari), Miami e Buenos Aires, dove ci sono alcuni referenti dei vari settori della società con cui Dybala gestisce il suo mondo.
Insomma, è stato complesso anche per i fusi orari e per le attese inevitabili necessarie da una parte all’altra del globo (la Fondazione Sonrisa, ad esempio, ha sede in Argentina, con lo scopo di fare beneficenza nel mondo dello sport, del sociale e dell’istruzione). C’è stato poi anche da sistemare la situazione con Common Goal, il progetto che vede i calciatori (tra cui Dybala) devolvere l’1% del proprio stipendio per iniziative benefiche nel mondo del calcio.
Il triennale firmato dall’argentino, poi, vive di voci e postille. E riguarda tutto ciò che muove Dybala, dal reparto media al merchandising fino allo sponsorship (tra l’altro tra pochi giorni l’argentino dovrebbe annunciare un nuovo accordo pubblicitario)
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese
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