Per adesso nemmeno l’appello della “suegra”, che poi suocera non è perché non è sposato con Oriana Sabatini, ha avuto l’effetto sperato: “Paulo sta bene, si sente pronto, spero che presto tocchi a lui. Mi auguro che Scaloni lo faccia giocare”, le parole di Catherine Fulop che in Argentina tra telenovelas, social e programmi tv, non è certo una sconosciuta.
Ruolo che a sorpresa a 29 anni sta scoprendo la Joya, osannato a Roma e in Italia, un signor qualunque nella Selección. “Nessun problema fisico, soltanto una scelta tecnica“, la spiegazione di Scaloni. Che tuttavia convince fino ad un certo punto. Perché se è vero che il ct vede Paulo come vice Messi e il fuoriclasse argentino non si discute, non riuscire a impiegare Dybala nemmeno per un minuto in 4 partite qualcosa non torna.
Spazio che s’è ritagliato nel match decisivo contro la Croazia Lukaku. Accolto come il salvatore della patria belga, è finita invece con quattro errori sotto porta del centravanti dell’Inter, due di questi degni della prossima sigla di Mai dire gol, ai quali sono seguite tante lacrime e un pugno sferrato contro la panchina.
Ma il flop di quelli che nella nostra serie A vengono definiti con una facilità irrisoria campioni o fuoriclasse, è esteso a tanti altri e dovrebbe aprire una riflessione sul reale valore del nostro campionato e di chi lo frequenta. Perché anche ‘stelle’ come Vlahovic e Milinkovic–Savic – il primo pagato soltanto dieci mesi fa 70 milioni più 11,6 milioni alla voce “contributo di solidarietà e oneri accessori” più altri 10 milioni in bonus, e il secondo che viene valutato a Formello 100 milioni – nella kermesse che pesa il reale valore di un calciatore, hanno fallito miseramente.
I big del nostro torneo in Qatar infatti stanno facendo la figura delle comparse. Lautaro Martinez, Paredes e Di Maria, assenti dalla formazione titolare negli ottavi contro l’Australia, hanno ancora tempo per lasciare il segno nella competizione – come ha finalmente fatto Dumfries con l’Olanda contro gli Usa e Rabiot nella fase a gironi- la malinconia che assale lo spettatore italico è quantomai giustificata. Tra Brozovic, Onana (rispedito in anticipo a casa per dissidi con il ct del Camerun), Bremer, Leao, Rui Patricio, Anguissa, Kim, Lozano e Kostic, ce ne fosse uno che ha lasciato il segno.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina