Tredici gol in poco più di un mese, tanti sorrisi, le indicazioni ai compagni, i passaggi filtranti, i colpi di tacco: dimenticare l’Edin Dzeko prima maniera, ritrovare un Edin Dzeko completamente trasformato. Quella voglia là, per dirla alla Spalletti, c’è e si vede. Si sente, anche, perché mentre il bosniaco segna i 4 gol con cui la Roma regola il volenteroso Fondi (che si procura anche un rigore, respinto da Szczesny), chi assiste dalle tribune di Campo Testaccio può sentire serenamente quanto lui sia ormai dentro alla Roma.
PROTAGONISTA – È l’indiscusso one man show di un match che avrebbe ben poco da dire, in cui Spalletti schiera un 4-2-3-1 dove De Rossi gioca accanto a Manolas, Strootman e Vainqueur fanno i mediani, Ricci, Salah ed El Shaarawy agiscono alle spalle dell’unica punta. In poco meno di 45’ arriva il poker: un destro dal limite, un pallonetto, un rigore di potenza (che si era procurato dopo una splendida serpentina) e un tap-in su assist di Salah: il repertorio è completo e pazienza se gli avversari, ripescati in Lega Pro, oppongono pochissima resistenza. Dzeko ha voglia e Spalletti lo certifica: «Le motivazioni sono sempre fondamentali soprattutto in un ambiente dove si vive di passione come qui. Edin può avere la spinta per andare avanti fino in fondo, per lui è importante visto quello che ha passato. Ha tecnica, fisicità, scelta, adesso deve completare queste caratteristiche con caparbietà e continuità. Ha una voglia di riscatto che ha messo in mostra fin dal primo giorno, ha sempre voluto dimostrare il suo valore anche quando facevo scelte diverse».
DUBBI – Per uno Dzeko che è sempre più convincente e uno Strootman leader («ha solo bisogno di giocare partite vere»), Spalletti con il playoff alle porte non può non affrontare l’argomento seconde scelte: «Noi siamo una buona squadra – dice – e numericamente dobbiamo essere a posto perché tra Porto e campionato avremo 4 partite in 12 giorni. Alisson o Szczesny? Non dico chi sarà il portiere perché non guadagno un titolare ma una riserva. Ne ho due forti, sceglierò in base al momento e a varie considerazioni».
PAREDES E GERSON – Considerazioni è la parola chiave anche per quanto riguarda i due centrocampisti. «Paredes è forte e vogliamo usarlo, ma quelli forti possono essere usati anche per fare mercato, vedi Higuain. Per me resterà alla Roma perché è un buon calciatore, preciso per quel ruolo». Gerson invece ha ancora bisogno di tempo: «A Latina l’ho ripreso un paio di volte, ma come tutti i giocatori in queste partite arrivava meno brillante perché l’avevo fatto allenare prima. Gli ho chiesto se voleva giocare altri 10’ col Fondi e mi ha detto che era affaticato perché non era abituato a lavorare così. È un buon calciatore, deve inserirsi, è meno interessato quando c’è da “raspare”, ma è un bravo centrocampista».