Il campione è una risorsa, il campione è un problema. Nel giorno del Natale di Roma e del compleanno di Toninho Cerezo, torna in discussione il futuro di Edin Dzeko. Non per insoddisfazione tecnica, ci mancherebbe, ma per il terrorismo economico che arriva dalle stanze dell’alta finanza: la pandemia tutti i privilegi si porta via. Un capitano che guadagna 7,5 milioni netti, con contratto in scadenza nel 2022, è un impegno quasi insostenibile per un’azienda in sofferenza come la Roma, obbligata a un robusto taglio dei costi aspettando il possibile arrivo di zio Friedkin.
Non bastano i sacrifici della squadra già annunciati, che alla società consentiranno un risparmio di circa 40 milioni sul bilancio che chiude a giugno, e che a Dzeko sono costati circa 650.000 euro, oltre alla quota trimestrale che andrà spalmata sulle prossime stagioni. Non bastano perché la Roma ha chiuso la semestrale a -87 milioni e di conseguenza chiuderà l’esercizio finanziario con un rosso di molto superiore ai 100 milioni, causa crollo dei ricavi. Ma il problema è anche progettuale: se nella prossima stagione la squadra non giocherà la Champions League, come la classifica congelata alla ventieiesima giornata indicherebbe, l’andamento del bilancio 2020/21 sarebbe ancora più preoccupante.
Da qui l’orientamento gestionale proposto da Guido Fienga, in qualità di dirigente ristrutturatore: se esiste la possibilità di cedere Dzeko, si proceda. Petrachi da questo punto di vista è già stato allertato. In alternativa, si tratti sulla possibilità di spalmare lo stipendio, magari con un’ulteriore riduzione e un contratto prolungato fino al 2023. Quanto al giocatore, che lo scorso anno ha firmato il rinnovo con la Roma quando ha capito che sarebbe stato impossibile andare all’Inter, l’idea di cambiare squadra e città non lo stuzzica particolarmente. Tanto più adesso con Fonseca, che lo ha reso capitano. Ma a 34 anni, se dovesse capitare un’occasione professionalmente conveniente, Dzeko potrebbe anche valutarla. (…)
In Italia potrebbe tornare alla carica l’Inter, qualora dovesse saltare l’arrivo di Giroud, su input di Conte che già due volte ha sfiorato l’obiettivo (la prima quando era al Chelsea). Ma servirebbe la disponibilità della Roma a liberare Dzeko quasi gratis: lo scorso anno la proposta da 12 milioni di Marotta non fu nemmeno considerata. Altre opzioni possono venire dall’estero: il Real Madrid per esempio, non contenta di Jovic, potrebbe essere interessato. Ma è prematuro prevedere lo scenario. Come per l’eventuale sostituto a Trigoria: nel rapporto tra cartellino e ingaggio, l’erede giusto potrebbe essere il serbo Dusan Vlahovic, classe 2000 esploso in questo campionato con la Fiorentina. Ma prima di comprare, Petrachi deve monetizzare. Da Dzeko e non solo. E nel mercato più povero del millennio, sarà un lavoro complesso.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida