Altro che canto del Cigno. È stata una melodia corale e armonica, degna delle opere più complesse: l’eroe che vacilla, s’arrabbia, cade, sta per abbandonare la scena ma poi resiste, lotta e finalmente ottiene la sua gratificazione. Dzeko aveva mille tifosi sugli spalti (quelli consentiti dalle autorità) e qualche milione a casa. Tutti hanno apprezzato lo spirito da guerriero con cui ha affrontato la Juve, la squadra con cui avrebbe dovuto giocare se si fosse sbloccata la trattativa tra la Roma e il Napoli per Milik. Non è stata comunque una serata perfetta per un centravanti del suo calibro: il bosniaco si è divorato due gol a pochi metri da Szczesny. Due match point sprecati con la Roma in vantaggio, prima del pari di Ronaldo, che incidono sul risultato.
La “Dzeko cam” si è attivata fin dal riscaldamento. Alla lettura delle formazioni, lo speaker l’ha annunciato come «il capitano» e i fan l’hanno accolto riservandogli un lungo applauso. I riflettori sono rimasti accesi dall’inizio alla fine: le espressioni del volto, i gesti, i dialoghi, i rimproveri ai compagni («Dai, Spina, più preciso!») e persino un siparietto con l’arbitro Di Bello che odora di romanismo puro («Sempre così con loro, oh» ha detto dopo una punizione non concessa). La buona notizia per Fonseca è che Dzeko ha dimostrato di avere già una grande intesa con Pedro. Il trio degli over 30, a cui si aggiunge Mkhitaryan, funziona eccome. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport