Non c’è capo e non c’è vice. La Roma 2020-21 ha spazzato via le consuetudini calcistiche. Oggi ci sono soltanto Edin e Borja: il vecchio campione e il giovane rampante, il grande professionista e l’allievo brillante che cerca di superarlo. Sono le facce dell’attacco giallorosso ed entrambi meriterebbero la copertina. Ma nel modulo adottato da Fonseca c’è solamente un posto libero.
Mettendo per un attimo da parte le recenti serate europee, si può affermare che la stagione di Dzeko non sia stata all’altezza delle aspettative. E non soltanto per il litigio con Fonseca, per la perdita della fascia e per i problemi fisici. Il bosniaco ha segnato 7 volte in campionato, con l’ultima rete che risale al 3 gennaio 2021.
Un gol in quasi 4 mesi è un bottino piuttosto magro per il terzo miglior goleador della storia del club. In Europa, poi, Edin ha realizzato i suoi 4 centri tutti nelle ultime 5 gare: da quando la competizione è entrata nel vivo, per intenderci, non ha sbagliato un colpo.
Mayoral aveva fatto il lavoro sporco nella fase più “soft” del torneo, trascinando la Roma anche in campionato proprio nei momenti in cui il collega faticava a brillare. Lo spagnolo ha già vinto la sua sfida personale facendo meglio di tutti i “vice-Dzeko” acquistati nel corso degli anni e la Roma potrà riscattarlo dal Real Madrid per 15 milioni a giugno o per 20 milioni tra un anno.
Ma perché i due non possono giocare mai insieme? L’allenatore ha schierato i due centravanti contemporaneamente solo in tre diversi finali di partita. Per Fonseca il doppio centravanti è la mossa della disperazione: gli ultimi 20′ nel derby, gli ultimi 30′ a Benevento e gli ultimi 11′ a Parma. In nessuno di questi casi la squadra ha ribaltato il risultato.
Anche al “Fulvio Bernardini” sono piuttosto rare le prove tattiche in cui il 35enne e il 24enne condividono il fratino. Eppure, il dubbio sulla compatibilità resta: Dzeko è un centravanti fisico, tecnico e di manovra, che fa salire la squadra e svetta nel gioco aereo. Mayoral viene spesso sovrastato da difensori arcigni, ma si fa preferire nel gioco palla a terra e nel dialogo stretto coi compagni.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota