“Non è una situazione facile. Non lo è per nessuno e per certi versi una volta ancora dobbiamo avere coscienza del fatto che siamo privilegiati. L’essere fiduciosi, però, è una dimensione che dovrebbe accomunarci. Intorno alla mia abitazione, per esempio, non ci sono balconi, il rito di quei canti delle 18 non l’ho mai vissuto in prima persona. Ma con i social, si sa, ormai siamo a un metro dai condomini di tutta la città e, tra un telegiornale e l’altro con cui informarmi sull’evoluzione del contagio, è bello vedere la gente cantare dalle finestre l’inno della Roma e distribuire speranze”.
Se puoi essere ottimista tu, devo esserlo anche io. Cerco di guardare al lato positivo di questa emergenza: costretti in casa, abbiamo trasformato il campo e rivisto le regole, abbiamo tanto tempo da dedicare ai nostri figli, lo riempiamo con i giochi. Online ne ho acquistati diversi, alcuni ultra-tecnologici. Altri, come i puzzle, mi riportano indietro nel tempo”.
“Temevo che l’impossibilità di uscire rendesse i miei bambini più nervosi e invece sono proprio loro che stanno rendendo tutto più semplice. Insomma, hanno scoperto che con mamma e papà dentro casa si sta benone. A proposito della loro mamma: ho invaso la sua palestra! Allenandomi a Trigoria raramente avevo sfruttato lo spazio che lei aveva attrezzato per sé, ma adesso per rispettare il programma che ci ha dato la società mi divido tra il giardino – a proposito di privilegi – e appunto la sua palestra. Dobbiamo avere pazienza. Tutti”.
“Il calcio mi manca e non vedo l’ora di tornare ad allenarmi coi compagni, ma adesso è importante rispettare le regole che ci hanno impartito le autorità: la salute e la sicurezza vengono prima di ogni cosa. Passerà, sono certo che passerà. In queste ore così difficili la società ci ha coinvolto in diverse iniziative al fianco della sua fondazione, Roma Cares.”.
“L’impegno del club nel sociale è sempre stato costante, ma in questa circostanza la Roma ritengo si sia davvero distinta: non solo per la capacità di raccogliere fondi, ma per la disponibilità a rimboccarsi le maniche ed essere operativa a fianco delle istituzioni. L’ultima che hanno fatto è davvero forte: bussare alle porte dei nostri abbonati più anziani per consegnare loro delle mascherine e beni di prima necessità. Questo significa essere una famiglia. Ed è anche per questo che sei mesi fa ho scelto di non lasciarla”.
FONTE: La Repubblica