Da ragazzo era soprannominato «il Lampione». Per un (futuro) centravanti del calcio moderno, non esattamente un complimento, ma chi glielo diede in qualche modo inconscio dovette percepire in quel ragazzo alto e magro anche l’idea del fare luce. Perché a Edin Dzeko in fondo, come a tutti i calciatori chiamati a essere decisivi, è quello che viene chiesto: illuminare. E il centravanti della Roma lo fa alla sua maniera: segnando gol.
CACCIA A ICARDI – Per questo Dzeko vorrebbe subito rimettere la chiesa al centro del villaggio. Ovvero, riprendersi il primo posto nella classifica dei cannonieri che Icardi gli ha sottratto appena prima del periodo natalizio. L’argentino, infatti, adesso è in testa con 14 gol, seguito ad una sola lunghezza dal bosniaco e dall’azzurro Belotti. Quanto basta perché la caccia ricominci già domenica prossima a Genova, anche perché c’è da dare retta alla sentenza promulgata prima di Juve-Roma dal suo c.t. Bazdarevic: «Pjanic vincerà lo scudetto, ma Dzeko sarà il capocannoniere della Serie A».
CONFERME – Il pronostico non sorprende più di tanto, visto che – superato il periodo di acclimatamento – il centravanti bosniaco nei campionati maggiori è riuscito sempre a brillare. Ad esempio, se nella prima stagione al Wolfsburg (2007-08) aveva segnato 8 gol in 28 presenze, in quella successiva le reti arrivarono a 26 in 32 apparizioni. Dopo il passaggio al Manchester City, la storia si è ripetuta in modo analogo: prima annata (2010-2011) da 2 gol in 15 presenze, seconda da 14 in 30 apparizioni, anche se con un girone di ritorno disputato col freno a mano tirato rispetto all’inizio di quella stagione.
CHE TITOLI – A proposito, al di là del fascino dei numeri personali, quelle seconde stagioni di Dzeko al Wolfsburg e al City hanno portato al migliore dei risultati possibili: due vittorie nei rispettivi campionati che hanno avuto dimensioni storiche. Inutile dire che la Roma conti parecchio nei corsi e ricorsi, visto che l’attuale (prolifica) stagione giallorossa ha ancora tutte le potenzialità per diventare scudettata, sempre che la Juventus rallenti la sua marcia al vertice del campionato.
PERCENTUALI – Certo, le percentuali realizzative delle seconde stagioni in Germania e Inghilterra sono state superiori all’attuale (23,64 al Wolfsburg, 19,72 al Manchester City e 16,88 alla Roma), ma l’esito è sufficientemente rassicurante per puntare in alto. Non a caso Dzeko, oltre ai 13 gol segnati in campionato, ne ha realizzati anche 5 in Europa League. Insomma, se ai primi di gennaio il suo bottino complessivo è già di 18 reti, ci sono tutti i presupposti perché la sua possa diventare una stagione storica.
DA SHEVA A RAMOS – D’altronde, a 30 anni, il centravanti bosniaco comincia ad avere anche l’eta giusta per guardare indietro e tracciare un provvisorio bilancio, anche se solo di colleghi che lo hanno colpito. Perciò Dzeko lo ha fatto recentemente in una intervista a Roma Tv, dove ha ricordato come da ragazzo sia cresciuto nel mito di Shevchenko («secondo me era il migliore in tutti i sensi»); come il giocatore più forte con cui abbia giocato sia Silva («Fa delle cose incredibili con i piedi: ogni palla che riceve non ha problemi a controllarla e a ridartela») e come il difensore più forte con cui abbia mai avuto a che fare abbia la faccia e la ruvidezza di Sergio Ramos («Ci ho giocato contro diverse volte ed è uno dei migliori al mondo»). Per ritrovarlo da avversario, però, Dzeko sa bene che occorrerà riportare in fretta i giallorossi ai massimi livelli. Forse non sarà mai così «cattivo» come vuole Spalletti, ma la Roma ha bisogno dei suoi gol per tornare a pensare in grande, o quanto meno per tornare nell’Europa che conta. La Juve e Icardi sono avvisati.