Triplo Dzeko, una rabona di Perotti e la Roma stacca il biglietto per i sedicesimi di Europa League da prima del girone con un turno d’anticipo. Questo serviva e Spalletti esce soddisfatto dall’Olimpico al netto dei soliti buchi neri dentro la prestazione della squadra. I giallorossi si confermano una macchina da gol, in coppa hanno segnato più di tre gol a partita di media, in tutto sedici, ma solo una volta sono riusciti a mantenere la porta inviolata. Contro il modesto – come le altre due avversarie del gruppo – Viktoria Plzen, si è rivista la solita Roma, che arriva al tiro con una facilità impressionante ma non ha quasi mai il killer instict e si divora una marea di occasioni. Il primo gol di Dzeko, forse il più bello che ha realizzato in giallorosso, è una sorta di fuori programma: controllo, dribbling e botta sull’altro palo.
Concretezza e classe, con Totti ad applaudire in tribuna, ma è una solo parentesi nel primo tempo perché poi Iturbe, due volte lo stesso Edin e Salah non riescono a battere il portiere Kozacik. In mezzo c’è il gol incassato a scoperchiare l’altro difetto di questa squadra, che a furia di attaccare concede sempre spazi dove gli altri si infilano con facilità. Anche se non sono dei fenomeni e si chiamano Zeman per un puro caso d’omonimia con il tecnico boemo: la cresta fucsia, che all’andata aveva messo alle corde la difesa giallorossa, stavolta è stato lasciato libero di staccare di testa in area.
Se si aggiunge una discreta dose di sfiga, con Paredes che prova a dimostrare di essere «migliore di Pjanic» su punizione ma colpisce il secondo legno della serata, è normale che un po’ di frustrazione contagi la squadra. Dopo qualche minuto d’apprensione, ci pensa ancora lui, mister Dzeko, che non è più dottor Hyde, e di testa trasforma in gol un cross di Rudiger in serata di grazia quanto a precisione.
Quattordicesima rete stagionale per il bomber bosniaco, che non si ferma e aiuta la squadra in fase di contenimento per arginare la sfuriata finale dei cechi. Salah la potrebbe chiudere due volte ma decide di prolungare la serie incredibile di sprechi di Bergamo: l’errore a porta quasi spalancata su imbeccata di Nainggolan porta alla disperazione Spalletti in panchina. Ma c’è poco da fare, «Momo» è questo, prendere o lasciare.
Serve pure una parata fortunosa di Alisson nel finale prima che Perotti, subentrato a Iturbe, si inventi un gol da applausi: una rabona (leggermente deviata come ammesso candidamente sul campo dal timido argentino) che si insacca e libera la Roma dalle sue tensioni. C’è spazio pure per la prima tripletta in giallorosso di Dzeko (dopo quattro doppiette già messe a segno quest’anno), su assist di Perrotti. E fanno quindici gol per Edin: niente male come score a fine novembre.
Ma non era un bidone? La vittoria fa bene al morale, al ranking e al prestigio europeo di una società che ambisce tuttora alla crescita del marchio. L’eliminazione di Inter e Sassuolo, peraltro, aumenta la quota diritti tv spettante alla Roma: non tantissimi soldi, ma tutto fa brodo. La prossima avversaria uscirà dall’urna il 12 dicembre, adesso sotto con il campionato: domenica c’è il Pescara, poi un ciclo terribile tutto d’un fiato contro Lazio, Milan e Juventus. La trasferta in Romania con l’Astra Giurgiu sarà solo un pro forma, quello che serviva a Spalletti per chiudere il 2016 a pieni polmoni.