C’è ancora la statua di Lenin davanti al Luzhniki. Così come Dzeko sta sempre al centro della Roma. Nel bene, già 5 gol in 3 partite di questa Champions (3 al Viktoria e 2 al Cska), e nel male, solo 2 in 10 delle 11 giocate in campionato. E’ l’immagine dell’altalena giallorossa. «Difficile spiegare perché in Europa abbiamo fatto molto bene, a parte Madrid. Siamo sempre presenti. Forse in Champions ci sono poche partite e in ogni gara devi andare al massimo. Ogni tanto, invece, pensiamo che in Serie A, contro Bologna, Chievo e Spal possiamo vincere facile. Non è così. Serve il 100% per qualsiasi successo. L’anno scorso, poi, abbiamo visto quanto sia bello giocare in questa manifestazione. E arrivare in semifinale lo è stato ancora di più. Non so se ci ripeteremo, ma vogliamo fare il meglio possibile».
E’ serio, accanto a Di Francesco, quando racconta il suo momento. In partita mostra spesso il muso. «Sono ancora buono, però… Non si cambia così velocemente, avere cattiveria in campo è una cosa diversa. Sono nervoso perché non mi piace perdere. Non è stato l’inizio di campionato che avremmo voluto. Quando perdo la testa, come mi dice il mister, mi assento per 5-10 minuti. Ma mi fa bene perché poi sento di avere più forza». Edin, 80 reti in 151 match con la Roma, ne ha segnati 15 in Champions con la maglia giallorossa. Quindi, solo 2 meno di Totti. «Davanti ho una leggenda che resterà sempre tale. Non penso al record. E’ la partita conta per la squadra: se vinciamo, passiamo. Quando non segno sono il primo a non essere contento. Ultimamente faccio più gol in Champions che in serie A. Devo migliorare, avendo sbagliato qualche occasione che è costata punti. Ma non guardo indietro». Consiglio per Schick: «Sta passando quello che ho vissuto io il primo anno. Deve dare tutto in allenamento. E se segna, si sblocca».