Gira che ti rigira si finisce a parlare sempre di lui. Perché nel weekend dove Icardi annienta la Juventus e Milik, subentrando dalla panchina, sistema la pratica-Bologna in 17 minuti, ancora una volta Dzeko non riesce ad essere decisivo. Come al solito valutare la prova del bosniaco è difficile. Non ci si può infatti dimenticare del fallo che subisce da Tomovic in area del primo tempo e del lavoro profuso quando riesce ad eludere la marcatura di Rodriguez concludendo almeno tre volte a rete. Ecco, poi però ci sono le conclusioni in porta e qui cala il sipario. Anche al Franchi, Edin è stato messo a tu per tu con il portiere avversario in due occasioni. Nella prima, indisturbato, ha concluso al lato di testa. Nella seconda, ha sparato il pallone in curva Fiesole. Poi l’arbitro Rizzoli non si accorge di un fuorigioco di un metro di Kalinic, la Roma perde e inevitabilmente tornano in mente i suoi errori. Che per un attaccante sono gravi. La Roma nella sua storia avrà vinto poco ma è sempre stata abituata ad avere centravanti con la C maiuscola. Quelli che una volta potevano anche sbagliare ma alla seconda occasione facevano entrare il portiere con tutta la palla in porta. Per rimanere all’ultimo trentennio: Pruzzo, Voeller, Balbo, Batistuta, Montella e Totti. Ad eccezione del capitano, tutti uomini d’area, finalizzatori della manovra. E forse il problema è proprio questo. Dzeko non è questa tipologia di attaccante. Non è un caso che il meglio in carriera lo abbia dato quando ha giocato vicino ad una prima punta di ruolo.
LA PROVOCAZIONE – Non si tratta di un’opinione ma di un dato di fatto, confortato dai numeri. Stagione 2008-09: Edin nel Wolfsburg segna 26 gol (top in carriera) vicino a Grafite che ne fa 28. Nel triennio 2011-14, il bosniaco va costantemente in doppia cifra (14-14-16). E chi ha vicino? Aguero che cala un tris da 52 centri. Da qui la provocazione: e se Edin per rendere al meglio, al netto della mancanza di cattiveria più volte rimproveratagli da Spalletti, avesse bisogno vicino a lui di un terminale offensivo con il quale condividere il peso dell’attacco? Pronta l’obiezione: se uno sbaglia due gol come l’altra sera a Firenze, li sbaglia da solo e con un attaccante vicino. Possibile. Tentare però non nuoce. Se è vero che Salah quest’anno gioca più vicino a lui, per caratteristiche è più portato a svariare e fondamentalmente rimane un fenomenale contropiedista. L’unico attualmente in rosa con il quale far coppia sembra essere El Shaarawy, magari con un trequartista (Perotti o Totti) alle spalle. Chissà che, complice l’appannamento dell’egiziano, questo assetto non possa essere la sorpresa che Lucio sta pensando per il Crotone.