Forse per capire la voglia di rivincita di Edin Dzeko covata durante l’estate, non servivano i 4 gol in 49 minuti di ieri contro l’Unicusano Fondi (amichevole giocata con il pallone ufficiale della Champions 2016/’17). E nemmeno le reti contro il Terek Grozny, il Liverpool e il Montreal Impact che gli stanno regalando nella sua esperienza romana una regolarità inedita sotto porta. Sarebbe bastato vederlo in ritiro a Pinzolo, quando si è presentato nel box di Roma Radio per effettuare un’intervista tutta in italiano. Oppure quando si è regalato una canzoncina in diretta (quella che tutta la squadra fa in onore dello slovacco Gyomber, oggi al Pescara, sulle note di Ymca). Semplicemente un’altra persona rispetto all’Edin malinconico che aveva perso il sorriso nella seconda parte della stagione. E quando la mente è sgombra dai brutti pensieri, le gambe girano di conseguenza. Quella di ieri è l’ennesima prova che Dzeko è un altro. Più coinvolto e maggiormente consapevole dei propri mezzi. Per carità i ragazzi dell’Unicusano Fondi, nonostante l’impegno profuso, hanno mostrato gli inevitabili limiti tecnici dovuti alla categoria (ripescati in Lega Pro) ma segnare fa sempre bene (13 reti in precampionato, considerando anche le gare contro i dilettanti del Pinzolo e dei Boston Bolts). E poco importa se sono gol estivi. Senza arrivare ai vecchi eccessi di Batistuta («Mi girano le scatole anche se non segno quando gioco con i miei bambini in giardino»), Edin è tornato a riassaporare la gioia di essere decisivo. Perché ieri oltre ai 4 gol si è procurato un rigore, ha messo Salah davanti alla porta e ha regalato giocate tecniche (su tutte, un colpo di tacco) importanti.
LA MIRA – Spalletti se lo coccola, consapevole però che tra 5 giorni contro il Porto sarà un’altra musica: «Per Dzeko è importante anche per quello che ha passato ma il suo valore è indubbio. Ha qualità tecniche, fisicità, ha scelta nella giocata. Bisogna che le completi con una caparbietà e una continuità di ricerca ma partire con il piede giusto e avere questa voglia di riscatto è importante. Nella passata stagione ha sempre voluto e cercato di dimostrare il suo valore anche dopo qualche scelta diversa da parte mia. Deve solo continuare a lavorare così». Lucio non lo dice ma la speranza è che Dzeko confermi la tendenza che lo vede nelle squadre nelle quali milita segnare sempre di più il secondo anno. È accaduto al Wolfsburg: 9 reti in 33 gare ufficiali la prima annata, addirittura 36 in 42 presenze la stagione successiva. Il bis in Premier: nel 2011 (gennaio) 21 presenze e 6 reti con il Manchester City. L’anno dopo arriva a quota 19. Una propensione riscontrata anche in nazionale: nelle qualificazioni a Euro 2008 (primi impegni ufficiali con la Bosnia), Dzeko realizzò una sola rete in sette presenze. Nell’appuntamento seguente, le qualificazioni ai mondiali del 2010, 9 gol in 12 partite. A dimostrazione che alle false partenze di Edin, segue sempre una ripresa sprint. Il Porto (che oggi debutta in campionato contro il Rio Ave), è avvisato.
PROVE TATTICHE – Dzeko ma non solo. Perché nel test di ieri, Spalletti ha lasciato a riposo tutti i titolari di Latina e ha schierato il 4-2-3-1. In porta è toccato a Szczesny mentre in difesa con Manolas c’era De Rossi. Mediani Strootman e Vainqueur, alle spalle di Salah a destra, El Shaarawy a sinistra e Ricci al centro, dietro al centravanti bosniaco. All’uno-due di Edin, il Fondi ha reagito procurandosi un rigore con Tiscione, atterrato in area da Szczesny. Il polacco però ha neutralizzato il tiro, rilanciando così la sua candidatura in vista del preliminare di Champions. Dopo il quarto gol di Dzeko, è iniziata la solita girandola di cambi che ha fatto scalare addirittura Torosidis al centro in coppia con Manolas. Il momento degli esperimenti è però finito: «Ora giochiamo 4 partite in 12 giorni e tutti si devono trovare pronti», l’input di Lucio. Martedì si comincia: primo round a Oporto.